iPhone ed Apple Watch connessi ai migliori istituti per aggiornamenti continui. Nuove tecnologie sempre più fondamentali per la comunicazione medico-paziente
Questo strumento vi cambierà la vita”. Così il numero uno di Apple Tim Cook aveva annunciato la presentazione dell’attesissimo Apple Watch.
Sul palco di San Francisco però il nuovo “gioiellino” dell’azienda di Cupertino ha finito per farsi rubare la scena dal Research Kit, la nuova funzione dell’iPhone, lanciata prima che partissero le slide del rivoluzionario device, il primo indossabile. Se l’Apple Watch è destinato a cambiarci la vita, il Research Kit potrebbe, infatti, salvarcela. Ed in questi termini è stata presentata la nuova rivoluzionaria App: una evoluzione all’ennesima potenza del kit della salute introdotto con il sistema operativo iOS8; e la conferma di quanto la deriva hi-tech della salute sia ormai il futuro della professione medica.
La nuova funzione che connette iPhone e ovviamente anche Apple Watch ai migliori istituti di ricerca medici, consentirà un monitoraggio costante per lo studio di alcune patologie. In particolare si parla di Parkinson, diabete, asma, cancro e malattie cardiovascolari. A queste potrebbero aggiungersene altre perché Research Kit – e questa è un’altra notizia – sarà open source. Questo significa che qualsiasi sviluppatore, anche non Apple, potrà apportare miglioramenti e modifiche. Quell’oggetto nato per telefonare e diventato un player multimediale è ora la nuova frontiera della ricerca medica.
Per il momento l’operazione è limitata (si fa per dire…) agli Stati Uniti, ma potrebbe presto essere estesa anche all’Europa. Lo smartphone diventa, dunque, l’oggetto del test e il tramite delle comunicazioni, trasformando in modo radicale il modo in cui la ricerca medica può essere portata a compimento: il ricercatore può contare sulle migliori tecnologie e sulle informazioni scientificamente più avanzate e aggiornate; un ruolo chiave lo assume però anche chi (va specificato volontariamente), si presta alla sperimentazione, diventando parte attiva della ricerca. Una maniera per rendere la comunicazione medico-paziente bidirezionale con un maggiore coinvolgimento. Ci si potrà ovviamente spingere oltre ogni limite della attuale ricerca con risultati che al momento non possono essere neppure immaginati. Il nostro smartphone è destinato dunque a salvarci la vita, ma per quanto la tecnologia possa progredire, gli operatori sanitari avranno sempre un ruolo chiave e resteranno insostituibili.