“I medici psichiatri e la salute mentale devono tornare nelle scuole, nel periodo della vita in cui nel 50% dei casi iniziano a comparire i disturbi mentali”. È l’appello lanciato da Claudio Mencacci e Matteo Balestrieri, presidenti della Sinpf
“I medici psichiatri e la salute mentale devono tornare nelle scuole, nel periodo della vita in cui nel 50% dei casi iniziano a comparire i disturbi mentali”. È l’appello lanciato da Claudio Mencacci e Matteo Balestrieri, presidenti della Sinpf (Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia), a conclusione dei lavori del XXVI congresso nazionale. “Ogni dato conferma la sofferenza psichica diffusa, in particolare tra gli adolescenti”, spiegano Mencacci e Balestrieri. “Basta pensare che un quarto degli accessi al pronto soccorso pediatrico riguarda problemi legati soprattutto al consumo di sostanze stupefacenti, molte delle quali derivanti da sintesi chimica e difficilmente gestibili”, aggiungono.
“Non dimentichiamoci inoltre che la metà delle patologie mentali – sottolineano Mencacci e Balestrieri – compare entro i 18 anni, mentre quasi 2/3 si manifesta prima dei 30 anni. Dobbiamo dunque sfruttare al massimo quel periodo della vita che i ragazzi passano a scuola per sensibilizzarli su questi temi e per valutare interventi precoci. Dobbiamo insomma ‘salvare’ il loro futuro. Anche la salute mentale deve essere coinvolta nei programmi di screening”. Alla promozione della salute mentale tra i giovani è stato dedicato anche il videomessaggio del Sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato. “Il ministero sta promuovendo progetti innovativi per rispondere alle sfide emergenti. Tra questi – dichiara – ci sono iniziative dedicate alla prevenzione dell’uso problematico di Internet, comprese le dipendenze da social media e da videogiochi che riguardano maggiormente i giovani”.
Al congresso della Sinpf è stata rilanciata la proposta di istituire un’Agenzia Nazionale sulla Salute Mentale. “La psichiatria italiana, insieme alla neurologia, alla farmacologia, alla pediatria, alla neuropsichiatria infantile, agli operatori dei Dipartimenti e dei Servizi delle Dipendenze, presenti in questi tre giorni, di concerto con le istituzioni, deve prendere consapevolezza del crescente disagio giovanile e agire insieme per dare risposte concrete e adeguate”, sottolineano i presidenti Mencacci e Balestrieri. “Questa alleanza ha assoluta necessità di un’agenzia nazionale che si faccia carico del coordinamento di azioni e risorse per la promozione della salute mentale della popolazione, specialmente quella giovanile, in modo equo ed omogeneo su tutto il territorio nazionale”, aggiunge.
Investire sul futuro della salute mentale e nella ricerca in ambito neuro psico farmacologico è fondamentale. “Sono molte le sfide che abbiamo davanti nella gestione dei pazienti, in particolare quelli complessi, ognuno dei quali ha la propria storia, le proprie caratteristiche biologiche“, dichiara Nisticò. “Comprenderli attraverso la ricerca può aiutarci ad avere un approccio nuovo, più personalizzato, per il trattamento dei pazienti. In questo contesto – prosegue – è importante fare un lavoro, anche da parte di AIFA, per poter indirizzare gli operatori sanitari convolti verso l’utilizzo di farmaci sempre più mirati e ‘tagliati’ sulle persone anche in ottica di risparmi nella spesa farmaceutica”.
“Il consumo di psicofarmaci, prevalentemente antidepressivi e benzodiazepine, è in costante crescita da molti anni, circa il 2% l’anno”, dichiarano i presidenti Sinpf. “Le benzodiazepine in particolare sono farmaci di fascia C, i più prescritti in assoluto, per quanto l’Italia sia il Paese che ha il minor numero di prescrizioni in Europa. Questo – proseguono – ci impone comunque una riflessione. Perché – continua – non sempre alle prescrizioni corrispondono utilizzi consoni. Il 40% di queste, infatti, viene poi gestito con un ‘fai da te’ pericolosissimo che mette a repentaglio il successo delle cure. Senza contare, poi, l’acquisto illegale: fino a un terzo dei farmaci usati dai giovani sono reperiti sul web, un fenomeno impressionante, e vengono utilizzati per ‘lo sballo’, per ‘uscire dallo sballo e dormire’, per migliorare le performance scolastiche o il proprio aspetto fisico, con danni enormi sulla salute, non solo mentale”.
“Qui la salute mentale finisce per essere trasferita al pubblico in modo semplicistico e scorretto”, dicono Mencacci e Balestrieri. “Bisogna imparare a comunicare anche nell’universo dei social, per arrivare ai ragazzi con informazioni scientificamente corrette e semplici da comprendere. E bisogna – concludono – che gli influencer, prima di scrivere anche una sola riga, pur personale, su problemi di salute mentale si informino consultando medici specialisti autorevoli, e valutino con grande attenzione l’effetto delle loro parole, che possono essere fraintese”.
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