One Health 28 Gennaio 2025 13:00

Dengue: in Italia record di casi nel 2024. Gobbi (Negrar): “Rischio in aumento per effetto clima”

Nel 2024 sono stati registrati in Italia un numero record di casi di Dengue: 231 a trasmissione autoctona e 474 d’importazione. Questo sarà uno dei temi al centro del congresso “NTD Day: Towards 2030 targets”, organizzato dall’IRCCS per Malattie Infettive e Tropicali Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar

Dengue: in Italia record di casi nel 2024. Gobbi (Negrar): “Rischio in aumento per effetto clima”

Nel 2024 sono stati registrati in Italia un numero record di casi di Dengue: 231 a trasmissione autoctona e 474 d’importazione. Questo sarà uno dei temi al centro del congresso “NTD Day: Towards 2030 targets”, organizzato dall’IRCCS per Malattie Infettive e Tropicali Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, dal 2014 centro collaboratore dell’Oms, che si svolgerà a Verona il 30 gennaio in occasione della Giornata Mondiale e che vedrà la partecipazione dei massimi esperti nazionali e internazionali, tra cui rappresentanti dell’Oms. La Dengue è una malattia infettiva, non trasmissibile da uomo a uomo, ma attraverso la zanzara tigre, che è presente in Italia dal 1990.

La “febbre spaccaossa” che può avere esiti anche letali

Asintomatica in più del 50% dei casi, può manifestarsi con sintomi simili a quelli dell’influenza, febbre alta, mal di testa, dolori dietro agli occhi e soprattutto forti dolori ai muscoli, caratteristica per cui la Dengue è conosciuta come “febbre spaccaossa”. In una minima percentuale può evolversi in febbre emorragica, con perdita di sangue da diversi organi, e può avere esiti anche letali. Non esiste terapia farmacologica specifica e il vaccino, introdotto in commercio nel 2023, è indicato solo per i viaggiatori che si recano spesso in zone endemiche o dove è presente un’epidemia. La scorsa estate ha segnato il record nel nostro Paese di casi di Dengue a trasmissione autoctona.

I numerosi focolai di Dengue in Italia

Significativo è stato il focolaio localizzato a Fano, nelle Marche, con 133 persone infette, tutte sintomatiche e con identificazione del virus Dengue. Un altro focolaio, di dimensioni più contenute, 35 casi dello stesso virus, è stato inoltre individuato in un comune della Regione Emilia-Romagna. In Lombardia sono stati invece confermati 10 casi, mentre in Abruzzo è stato segnalato un focolaio con 8 casi. “In Italia nei prossimi anni assisteremo molto probabilmente a epidemie sempre più importanti di Dengue complice l’innalzamento della temperatura che favorisce la sopravvivenza e la proliferazione della zanzara vettore della malattia”, sottolinea Federico Gobbi, direttore del dipartimento di malattie infettive e tropicali dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona) e professore associato di malattie infettive all’Università di Brescia.

In futuro previsto aumento delle malattie tropicali neglette

“Ma dobbiamo prepararci a epidemie autoctone anche di chikungunya e di altre malattie tropicali neglette”, aggiunge Gobbi. Secondo il rapporto 2024 del World Economic Forum sugli effetti del cambiamento climatico sulla salute umana, entro il 2050, a causa dell’aumento delle temperature globali saranno oltre mezzo milione in più le persone esposte a malattie trasmesse da insetti. “Dobbiamo essere preparati a questa evenienza – afferma Gobbi – intensificando la ricerca su queste patologie e rafforzando il sistema di sorveglianza, di cui il Veneto è stato pioniere istituendolo a partire dal 2010, ma anche diffondendo la consapevolezza sulle NTDs nella popolazione, il cui contributo è fondamentale nel limitare la diffusione di queste patologie”.

Nel mondo 1,76 miliardi di persone con malattie tropicali neglette

“In caso di febbre o altro malessere al ritorno da un viaggio in zone tropicali è necessario rivolgersi il prima possibile al Pronto Soccorso di un ospedale con un reparto di malattie infettive”, raccomanda Gobbi. “Inoltre il ricorso al Pronto Soccorso permetterà ai sanitari, in presenza di una diagnosi positiva di infezione da virus trasmesso dalla zanzara vettore, di attivare subito l’autorità locale di igiene pubblica ed evitare che da un episodio limitato si generi una epidemia estesa”, aggiunge. “A livello globale sono 1,76 miliardi le persone che richiedono interventi sanitari per queste malattie”, afferma Denise Mupfasoni del Dipartimento NTDs dell’Oms. “Per contrastare ed eliminare le NTDs, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato una road map per le malattie tropicali dimenticate
per il decennio 2021-2030 nella quale sono definiti gli obiettivi globali per prevenire, controllare ed eradicare queste patologie”, aggiunge.

54 paesi su 100 hanno eliminato almeno una malattia tropicale negletta

“Ad oggi, passati quattro anni dall’introduzione del piano, i risultati raggiunti sono confortanti, infatti si è raggiunta l’eliminazione di almeno una malattia tropicale negletta in 54 Paesi tra i 100 previsti dalla road map e sono oltre 600 milioni le persone che non avranno più necessità di cure, con un significativo risparmio in termini di risorse economiche e sanitarie”, afferma Dora Buonfrate, direttrice del Centro collaboratore dell’Oms per la strongiloidosi e le altre malattie tropicali neglette. “Con gli sforzi attuali è stato quindi possibile ridurre il numero globale di persone che necessitano interventi contro le malattie tropicali neglette del 25% rispetto a quindici anni fa. Siamo però ancora lontani – continua – dal target ottimale fissato dalla road map dell’Oms, pari al 90% di riduzione. Raggiungere questo obiettivo è fondamentale soprattutto per diminuire l’impatto della malattia in termini di anni di vita persi a causa della patologia che, ad oggi, è stato possibile ridurre solamente dell’11% contro il 75% auspicato dall’Oms dieci anni fa”.

Curare chi è più lontano significa prevenire le malattie di chi ci sta accanto

“C’è pertanto ancora molto lavoro da fare per diminuire le infezioni e la circolazione delle malattie e per ridurre il pericolo a livello globale”, dichiara Gobbi. “È innegabile che per raggiungere quanto fissato dall’Oms la comunità mondiale debba impegnarsi in uno sforzo collettivo, finalizzato a sviluppare metodologie diagnostiche da poter utilizzare sul campo in zone dove il sistema sanitario è quasi inesiste e per scoprire farmaci e vaccini. Si deve ragionare in termini di salute globale. Curare chi è più lontano – continua – significa prevenire le malattie di chi ci sta accanto, considerando che viviamo in un mondo in cui la salute dell’uomo, degli animali e dell’ambiente sono sempre più interconnesse. Occorre perciò continuare a monitorare da vicino il loro andamento, perché cambiamenti climatici, viaggi e migrazioni portano le NTDs fuori dai loro confini tradizionali e creano quindi potenziali focolai di trasmissione in aree precedentemente non interessate”.

 

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