Rimanere bloccati nel traffico non solo aumenta l’esposizione agli inquinanti e le relative conseguenze sulla salute, ma aumenta anche significativamente le probabilità di fermarsi nei fast food, con un impatto negativo sulle abitudini alimentari. È quanto emerge da un nuovo studio guidato dall’Università dell’Illinois e pubblicato sul Journal of Urban Economics. “Nella nostra analisi incentrata sulla contea di Los Angeles è emerso – spiega l’autrice dello studio Becca Taylor – che ritardi imprevisti del traffico, oltre alla congestione abituale, hanno portato a un aumento dell’1 per cento delle visite ai fast food. Potrebbe non sembrare molto, ma equivale a 1,2 milioni di visite ai fast food in più all’anno nella sola contea di Los Angeles”.
Taylor e i suoi coautori hanno avuto accesso ai dati sul traffico stradale per oltre due anni a Los Angeles, insieme a dati che tracciavano quante persone erano entrate nei fast-food nello stesso periodo di tempo. Con questi dati, il team ha creato un modello computazionale che mostrava un nesso causale tra rallentamenti inaspettati del traffico e visite ai fast food. Ritardi del traffico di soli 30 secondi per miglio sono stati sufficienti a far aumentare le visite al fast-food dell’1 per cento. “Potrebbe non essere intuitivo immaginare cosa significhi un ritardo di 30 secondi al miglio”, dice Taylor. “E’ sostanzialmente la differenza tra il traffico delle 10 del mattino e quello delle 5 di pomeriggio”, aggiunge.
Quando i ricercatori hanno suddiviso la giornata in segmenti della durata di un’ora, hanno scoperto un numero significativamente maggiore di visite ai fast food quando i rallentamenti del traffico si verificavano durante l’ora di punta serale. “Se c’è traffico tra le 17:00 e le 19:00, che capita proprio all’ora di cena, vediamo un particolare aumento delle visite ai fast food”, dice Taylor. “Gli automobilisti devono decidere se tornare a casa e cucinare qualcosa, fermarsi prima al supermercato o semplicemente prendere del cibo ai fast food”, aggiunge. Taylor e i suoi co-autori affermano che il collegamento tra traffico e scelte alimentari non salutari è solo un’altra ragione per cui i decisori politici in tutto il paese e nel mondo dovrebbero dare priorità alle riforme infrastrutturali per ridurre la congestione.
“I nostri risultati contribuiscono alla letteratura che suggerisce che i vincoli di tempo sono davvero importanti per le scelte alimentari che le persone fanno”, sottolinea Taylor. Qualsiasi politica volta ad allentare i vincoli di tempo (e il traffico è essenzialmente tempo perso) potrebbe aiutare a combattere l’alimentazione non sana”, aggiunge. “Ciò potrebbe significare miglioramenti nelle infrastrutture per mitigare la congestione del traffico, ampliare la disponibilità dei trasporti pubblici e potenzialmente aumentare le opportunità di lavoro da casa”, conclude.
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