Dai farmaci agli alimenti, fino ai prodotti chimici: sono alcune delle principali cause dei 500mila casi di avvelenamento e intossicazione che si verificano ogni anno in Italia. I farmaci sono responsabili di circa il 50% dei casi, seguiti dai prodotti per uso domestico, come sostanze caustiche e corrosive (candeggina, acido muriatico, disgorganti per lavelli), che incidono per il 29-30%. Sono i dati emersi in occasione del 22esimo congresso nazionale della Società Italiana di Tossicologia (SITOX), a Bologna, che ha acceso i riflettori sulle sfide e le prospettive future dei Centri Antiveleno.
Gli alimenti rappresentano il 5-6% degli episodi di avvelenamento e intossicazione, con un picco in autunno a causa del consumo di funghi, ma anche di bacche, radici e vegetali. Tra questi, si verifica ogni anno circa 40 casi accertati di botulismo, un’intossicazione particolarmente grave dovuta alla tossina botulinica, uno dei veleni più potenti al mondo, spesso con conseguenze gravi che richiedono il ricovero in terapia intensiva. Infine, un altro 5-6% delle intossicazioni è attribuibile all’uso di droghe, in particolare delle cosiddette “nuove sostanze psicoattive“, oltre un migliaio di molecole che si stanno rapidamente diffondendo attraverso il mercato online.
Nel corso dell’evento di Bologna è emerso che i Centri Antiveleno (CAV) sono risorse insostituibili all’interno del Sistema Sanitario Nazionale, fornendo 24 ore su 24, 7 giorni su 7 supporto medico e clinico-tossicologico in tempo reale. Ogni anno i CAV italiani ricevono centinaia di migliaia di richieste di consulenza provenienti dai cittadini o dagli ospedali. Le tipologie di intossicazioni sono moltissime e le competenze dei medici del CAV devono essere molte e sempre aggiornate. Si parla di intossicazioni accidentali e volontarie che spaziano, ad esempio, dal bambino che ha ingerito un pulitore per metalli, alla famiglia che ingerisce accidentalmente dei funghi velenosi, a intossicazioni gravi per l’assunzione di nuove droghe sintetiche. La vastità e numerosità delle possibili intossicazioni è ampia e non è possibile che in ogni ospedale vi sia una competenza adeguata, nonché i supporti necessari per accedere alle composizioni di tutti i prodotti commerciali.
“Gli avvelenamenti , purtroppo, vanno dal lattante all’ultracentenario”, spiega Carlo Locatelli, past president Sitox e responsabile della UO Tossicologia del Centro Antiveleni Maugeri di Pavia, Centro Nazionale di Informazione Tossicologica. “Il 30-40% degli avvelenamenti – continua – riguardano i bambini, principalmente per ingestione accidentale di prodotti domestici per la pulizia della casa o per errori di somministrazione di farmaci, il 30% riguarda gli anziani soprattutto a causa di una scorretta assunzione di farmaci, spesso in eccesso, e in misura minore per atti anticonservativi per stanchezza, disperazione, solitudine, malattia; il 30-40% infine interessa persone di giovane-media età con chiari segni di intossicazione in parte accidentali ma anche in tentati suicidi, atti di autolesionismo, misti a problemi psichiatrici”.
Un focus particolare del congresso è stato dedicato alla necessità di investire in formazione specialistica, tecnologie e strumenti per analisi cliniche avanzate, per consentire ai CAV di identificare tempestivamente le sostanze tossiche emergenti e di migliorare la risposta a crisi sanitaria di origine tossicologica. Inoltre, si è discusso del ruolo dei CAV nella raccolta di dati epidemiologici sulle intossicazioni, fondamentali per orientare le politiche sanitarie e le strategie di prevenzione. “E’ fondamentale che le istituzioni continuino a investire nel potenziamento dei Centri Antiveleni, nel loro corretto accreditamento istituzionale, garantendo risorse adeguate per la formazione, la ricerca e le tecnologie avanzate”, dice Locatelli. “Solo attraverso un impegno congiunto tra sanità pubblica, ricerca e cittadini possiamo migliorare la capacità di risposta alle emergenze tossicologiche e proteggere la salute di tutti. Sosteniamo i CAV come pilastro essenziale del nostro Sistema Sanitario Nazionale”, conclude
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