Ogni dieci esami di diagnostica per immagini, dalle tac alle risonanze magnetiche, quattro sono inappropriati o, per dirlo in parole più semplici, inutili. Ne è convinta la presidente della Società Italiana di Radiologia Medica e Interventistica (Sirm), Nicoletta Gandolfo: le sue parole confermano quanto dimostrato da una ricerca pubblicata alcuni giorni fa su Jama Surgery: , secondo cui il 37% dei pazienti che stanno per essere operati viene sottoposto ad almeno un esame non necessario. Inoltre, secondo lo studio questa quota potrebbe essere più che dimezzata.
Il tasso di inappropriatezza negli esami, sottolinea la Presidente Gandolfo, “si deve in parte al fenomeno della medicina difensiva, che spinge il medico ad un eccesso di prescrizioni, ed in parte al crescente invecchiamento della popolazione ed al conseguente aumento della richiesta di esami di diagnostica per immagini”. Tutto questa porta anche all’allungamento dei tempi per ottenere un esame, con il grave fenomeno delle liste di attesa: in alcuni casi, ad esempio, per le risonanze magnetiche, rilevano gli esperti della Sirm, i tempi di attesa possono arrivare anche a nove mesi. A fronte di queste criticità, la Società scientifica, afferma Gandolfo, “ha prodotto delle specifiche raccomandazioni per gli specialisti, ma è necessario anche sensibilizzare maggiormente i cittadini”.
Un altro aspetto è quello dell’impatto ambientale: “Le nostre tecnologie – sottolinea la presidente Sirm – producono oltre l’1% di gas serra. Da qui la sfida di produrre apparecchiature sempre più ecosostenibili “. Il tema, rileva anche il presidente eletto Sirm, Luca Brunese, “è dunque la gestione delle risorse in ottica di sostenibilità. L’adozione di pratiche corrette, però, non si limita all’ottimizzazione economica, in cui rientra l’utilizzo ‘green’ dei macchinari di maggior consumo come la tac, ma riguarda anche la riduzione dell’impatto ambientale dei prodotti che utilizziamo, dai device tecnologici fino ai mezzi di contrasto e ai materiali radiologici, per cui sono fondamentali anche accurate politiche di smaltimento e recupero. In questa visione rientra anche una maggiore digitalizzazione, che caratterizzerà gli ospedali del futuro, con un incrementato utilizzo di telemedicina e intelligenza artificiale”, conclude il dottor Brunese.
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