Negli scarichi dei lavandini degli ospedali, nonostante le rigorose pratiche di pulizia, possono trovarsi tantissimi batteri potenzialmente pericolosi per la salute dei pazienti. A dimostrarlo è stato uno studio condotto dagli scienziati dell’Università delle Isole Baleari, in Spagna, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Frontiers in Microbiology. I ricercatori hanno analizzato gli scarichi di un unico ospedale moderno e attento ai protocolli di sicurezza.
Costruito nel 2001 e gestito dal servizio sanitario delle Isole Baleari, l’ospedale situato nell’isola di Maiorca esegue disinfezioni frequenti attraverso pulizia dei lavandini e degli scarichi con candeggina, vapore e sostanze chimiche ogni 15 giorni, o ogni mese nelle aree non destinate ai pazienti. I tubi vengono poi iperclorati a bassa temperatura una volta l’anno. Le infezioni correlate all’assistenza sanitaria, spiegano gli esperti, rappresentano un problema crescente a livello mondiale. L’uso massivo di antibiotici nell’ambiente ospedaliero, aggiungono gli studiosi, tende a favorire la sopravvivenza dei ceppi più resistenti.
“Abbiamo dimostrato – afferma Margarita Gomila, scienziata che ha coordinato lo studio – che gli scarichi dei lavandini degli ospedali, nonostante impeccabili protocolli di pulizia, sono popolati da batteri che mutano nel tempo. Ciò evidenzia l’importanza di monitorare la crescita batterica”. Nell’ambito dell’indagine, i ricercatori hanno prelevato campioni in ciascun reparto della struttura per quattro volte tra febbraio 2022 e febbraio 2023. I batteri presenti sui tamponi sono stati coltivati a diverse temperature. Sono state identificate 67 specie diverse. La maggior parte delle specie è stata identificata in Medicina generale e Terapia intensiva. Le famiglie più presenti erano Stenotrophomonas e Pseudomonas aeruginosa.
“I batteri che abbiamo trovato – riporta Gomila – possono avere origine da molte fonti. Quando si stabiliscono negli scarichi dei lavandini, possono diffondersi all’esterno, ponendo rischi significativi, specialmente per i pazienti immunodepressi”. In questo lavoro, il 21 per cento dei ceppi di P. aeruginosa è risultato resistente ad almeno una classe di antibiotici. Diversi ceppi di Klebsiella ed Enterobacter rilevati erano vulnerabili solo ad alcuni antibiotici. “Questo lavoro – conclude José Laço, altro ricercatore dello studio – evidenzia che gli scarichi ospedalieri possono fungere da serbatoi sia per patogeni noti che emergenti, alcuni dei quali presentano una forte resistenza agli antibiotici. I protocolli di pulizia sono importanti e dovrebbero essere applicati frequentemente, soprattutto nei reparti che sono tenuti separati proprio per rallentare la diffusione di batteri potenzialmente dannosi”.
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