Siamo più vicini alla realizzazione di materiali che si comportano come tessuti viventi. Almeno questo è quanto indica un studio dell’Università di Trieste e della Keio University (Giappone) pubblicato sulla rivista Advanced Science. Il team di ricerca ha sviluppato un metodo innovativo per assemblare fibre di prototessuto a partire da vescicole microscopiche, dimostrando come è possibile sintetizzare, partendo da zero, materiali che mimano il comportamento dei tessuti del corpo umano. Il processo sfrutta l’adesione tra due tipi di vescicole caricate elettricamente in modo opposto, che vengono unite grazie a ponti salini, una sorta di colla naturale.
Le applicazioni possibili sono molteplici e promettono di rivoluzionare diversi ambiti: dalla biostampa 3D alla progettazione di tessuti ingegnerizzati, fino allo sviluppo della soft robotics per la realizzazione di dispositivi flessibili e adattabili ispirati a organismi viventi. In ambito clinico, ad esempio, sarà possibile innestare in vivo questo tipo di tessuti sintetici per supportare quelli viventi malati. In particolare, alcuni prototipi sviluppati sono in grado di rilevare la presenza di glucosio e produrre una molecola fluorescente di segnalazione.
“In futuro – spiegano i ricercatori- queste fibre potrebbero essere progettate per produrre insulina in risposta all’aumento del glucosio, con interessanti applicazioni nella cura del diabete. Le fibre, inoltre, potrebbero essere ingegnerizzate per rispondere non solo a stimoli chimici ma anche fisici, come temperatura o luce e, combinandole in fasci, ottenere nuovi materiali biomimetici intelligenti per la riparazione dei tessuti muscolari. Lo studio è stato finanziato dalla Japan Society for the Promotion of Science, dal Consiglio Europeo della Ricerca (Starting Grant PROTOMAT) e dal programma Next Generation EU (progetto PRIN PNRR 3D-L-INKED).
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