Advocacy e Associazioni 7 Marzo 2025 16:58

“Le donne verso un cuore consapevole”, focus a Milano su cardiologia e medicina di genere

Scarsa consapevolezza del rischio cardiovascolare, pochi studi di genere, necessità di strategie di prevenzione e approcci terapeutici mirati. La salute del cuore delle donne, in Italia, deve occupare i primi posti nell’agenda politico-sanitaria del Paese. Questo il focus dell’evento organizzato a Milano da Daiichi Sankyo Italia
“Le donne verso un cuore consapevole”, focus a Milano su cardiologia e medicina di genere

Il cuore delle donne merita un’attenzione particolare. E non solo nell’accezione più “romantica” del concetto. Il cuore delle donne merita un’attenzione che deve essere rivolta alla sua salute, ai rischi che corre in termini di patologie, e che deve concretizzarsi in strategie di prevenzione e in approcci terapeutici mirati.

E’ questo l’obiettivo de “Le donne verso un cuore consapevole”, un evento organizzato da Daiichi Sankyo Italia a Milano, nella sede dell’Unione Femminile Nazionale, per promuovere il confronto tra esperti italiani di varie discipline sulle differenze di genere nelle patologie cardiovascolari, sul ruolo della prevenzione mirata e dell’innovazione digitale, affinché la salute delle donne sia riconosciuta come fondamentale investimento sociale ed economico, e la medicina di genere diventi realmente obiettivo strategico della sanità pubblica italiana.

Oltre a cardiologi, ricercatori, analisti e psicologi, anche i pazienti hanno potuto far sentire la loro voce sul tema, attraverso una tavola rotonda che ha visto il confronto dell’Associazione per la lotta all’ictus cerebrale (A.L.I.Ce. Italia ODV), del Coordinamento Nazionale Associazioni del Cuore (Conacuore ODV) e della Fondazione italiana per il cuore (FIPC).

Valutazione e consapevolezza del rischio cardiovascolare: un gap da colmare
Le donne tendono a manifestare sintomi atipici rispetto agli uomini, con conseguente ritardo diagnostico e terapeutico. A ciò si aggiunge l’impatto di fattori di rischio genere-specifici, come sindrome dell’ovaio policistico, menarca precoce, terapie contraccettive orali, ansietà e depressione, complicanze della gravidanza, malattie autoimmuni, menopausa prematura, terapie per il cancro al seno.

La consapevolezza pubblica e professionale di queste importanti differenze è ancora bassa: diversi studi mostrano che le donne sono meno informate degli uomini sui propri rischi cardiovascolari, e dunque partecipano meno anche ai programmi di screening, con conseguenze negative sulla prevenzione e sulla gestione delle patologie cardiovascolari.

La scarsa consapevolezza è confermata anche dalla CARIN WOMEN survey, uno studio multicentrico osservazionale condotto da A.R.C.A. (Associazioni Regionali Cardiologi Ambulatoriali), che ha coinvolto 49 ambulatori cardiologici su tutto il territorio nazionale. Su 5600 pazienti intervistate, poco più del 10% ha dichiarato di ritenersi ad alto rischio cardiovascolare.

“La valutazione di tale rischio nella donna dovrebbe essere eseguita lungo tutto il suo arco di vita, ed esso deve essere considerato come dinamico, in quanto può modificarsi in qualunque momento – spiega Adele Lillo, cardiologa e referente nazionale del Gruppo Studio Malattie CV di Genere A.R.C.A. – Infatti, il riconoscimento precoce ed il trattamento dei fattori di rischio possono alterare la traiettoria degli eventi cardiovascolari avversi”.

Salute delle donne: un investimento sociale ed economico
Le donne vivono più a lungo ma in condizioni di salute peggiori. Il 51% del carico sanitario femminile è causato da malattie comuni a entrambi i sessi, ma con maggiore prevalenza o un impatto differente sulle donne. Circa il 60% di tutto il carico di cattiva salute, inoltre, si manifesta in età lavorativa, con conseguenze su reddito e benessere familiare; una criticità che si aggiunge ad altre differenze già presenti a livello sistemico.

Le patologie cardiovascolari, insieme a quelle oncologiche, sono le principali cause di mortalità e disabilità in Italia per la popolazione femminile e per questo sono considerate ad alto impatto economico. Hanno un costo annuale di circa 41 miliardi di euro, di cui 3/4 legati a costi diretti e 1/4 a quelli indiretti, e comportano in media 59 giorni di lavoro persi.

Solo ictus e infarto pesano sul carico di cattiva salute femminile per il 10%.“Lo stato di salute e il benessere delle donne deve diventare un parametro cruciale per misurare il benessere complessivo della società – afferma Irene Gianotto, consulente di The European HouseAmbrosetti – Migliorare la salute femminile significa, da un lato, sostenere la crescita economica di ogni Paese favorendo livelli più elevati di istruzione e partecipazione alla forza lavoro delle donne, dall’altro, generare benefici intergenerazionali sia sanitari che sociali. A livello globale lo dimostra una correlazione positiva tra PIL pro capite e stato di salute femminile.”

“Investire nella Medicina di Genere – continua Gianotto – non genera benefici solo per la salute delle donne. Integrando le differenze biologiche e sociali in prevenzione, diagnosi e trattamento, quest’approccio garantisce cure più appropriate per tutti, con benefici anche per gli uomini e altri gruppi quali anziani, bambini, transgender. Non dimentichiamoci infine che nel 70-80% dei casi la salute familiare è gestita dalle donne. La salute delle donne, in molti casi, è anche quella delle famiglie di cui fanno parte”.

La medicina di genere, necessaria per l’equità della cura
Purtroppo ancora oggi la ricerca pre-clinica e clinica non tiene conto delle differenze di sesso e genere e le donne sono ancora sottorappresentate nelle diverse fasi degli studi clinici; un aspetto che non permette l’individuazione di percorsi di prevenzione, diagnosi e cura appropriati e specifici per entrambi i sessi.

Esempio paradigmatico delle differenze di sesso e genere sono proprio le malattie cardiovascolari, comunemente considerate un problema maschile ma che, di fatto, sono la principale causa di morte delle donne.

Alla base di questa evidenza ci sono diverse cause, quali la diversa sintomatologia (una paziente su tre presenta sintomi atipici), la sottostima dei sintomi e del rischio da parte dei medici e delle stesse donne – che porta a ritardi nella diagnosi e nella presa in carico – minore accesso a trattamenti terapeutici e dispositivi innovativi, con conseguente maggiore probabilità che si verifichino eventi avversi.

“L’adozione della medicina di genere come strategia sanitaria è cruciale per garantire diagnosi più tempestive e percorsi terapeutici adeguati, per migliorare l’appropriatezza delle cure e ridurre il gender gap in termini di salute e aspettativa di vita in buona salute”, sottolinea Elena Ortona, Direttrice del Centro di Medicina di Genere dell’ISS, “Considerare il sesso e il genere nelle azioni di prevenzione e di cura è necessario per promuovere l’equità e l’appropriatezza degli interventi contribuendo a rafforzare la ‘centralità della persona’ e ad applicare una medicina personalizzata”.

Prevenzione e innovazione digitale per la salute cardiovascolare femminile
Il digitale sta rivoluzionando la cardiologia preventiva. I progressi della telemedicina, dell’intelligenza artificiale e dei dispositivi indossabili, in teoria, permettono una gestione più efficiente del rischio cardiovascolare e una maggiore aderenza terapeutica, “con benefici per i pazienti, in particolare quelli affetti da cronicità che così assumono un ruolo attivo nella gestione della propria patologia e del regime terapeutico, e con un risparmio per il sistema sanitario nazionale – spiega il prof. Enrico Caiani, Politecnico Milano – IRCCS Istituto Auxologico italiano – Tuttavia tali potenzialità sono limitate da una serie di ostacoli di natura pratica, burocratica e socio-culturale”.
Fondamentale è per esempio la scelta corretta degli strumenti hardware e software, che devono essere affidabili e sicuri. Scelta che dovrebbe essere guidata dal medico; per contro l’integrazione di queste soluzioni nei percorsi clinici e il loro livello di adozione da parte del personale sanitario è frenato sia dalla assenza di meccanismi di rimborso per i dispositivi (che restano a carico dei pazienti), sia dal non riconoscimento della prestazione legata al tempo necessario a rivedere i dati del paziente e a interagire con esso.

A tutto ciò si aggiunge il basso livello di competenze sanitarie della popolazione, legato anche all’utilizzo di fonti di informazione online non sempre affidabili, soprattutto se generate dall’IA. Una cattiva informazione che si ripercuote anche sulla corretta interpretazione dei propri sintomi.

Il legame tra emozioni e salute cardiovascolare
Nel contesto delineato particolare importanza assume la comunicazione tra medico e paziente, che – attraverso un approccio empatico e personalizzato – può migliorare l’adesione alle cure e alle strategie di prevenzione, rafforzando l’alleanza terapeutica e il benessere delle donne. L’aspetto psicologico gioca, infatti, un ruolo fondamentale nel rischio cardiovascolare femminile. A evidenziarlo è Alessandra Gorini, psicoterapeuta e professoressa di psicologia dell’Università di Milano. “La scarsa consapevolezza delle donne del proprio rischio cardiovascolare è influenzata da bias cognitivi, fattori emotivi e variabili socio-culturali – sottolinea Gorino – La percezione del rischio, infatti, è spesso determinata da un insieme di fattori ed esperienze personali, piuttosto che da dati oggettivi. Migliorare la comunicazione e la relazione medico-paziente, anche con l’ausilio di soluzioni tecnologiche, può dunque promuovere un cambiamento psico-comportamentale che risulti in una prevenzione cardiovascolare più efficace e consapevole”.

Promuovere un cambio di paradigma
Promuovere un cambio di paradigma nella gestione delle patologie cardiovascolari femminili, e più in generale nella salute delle donne, richiede un approccio olistico e multidisciplinare nonché l’impegno a lungo termine per un’alleanza tra istituzioni, professionisti della salute, ricercatori e opinione pubblica.
A raccogliere questa sfida c’è Daiichi Sankyo Italia. “Siamo consapevoli che cambiare l’attuale paradigma rappresenta un percorso lungo e non privo di ostacoli, ma continueremo a fare tutto il possibile per sostenere i decisori politici, le istituzioni sanitarie, le campagne di sensibilizzazione delle associazioni dei pazienti e la ricerca, perché l’impegno di Daiichi Sankyo nel proteggere le persone dalle malattie va oltre lo sviluppo di nuovi trattamenti efficaci”, conclude Joanne Jervis, Managing Director & Head of Specialty Business Division di Daiichi Sankyo Italia, “I bisogni dei pazienti sono una nostra priorità, e prendere in considerazione le differenze di genere è fondamentale per applicare una medicina e una cura personalizzate, al fine di migliorare la qualità della vita e la prosperità delle future generazioni, in qualunque parte del mondo”.

 

 

 

 

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