“Dazi anche sull’inclusione? Sembra di sì. L’amministrazione Trump sta perseguendo in patria un fermo contrasto ai programmi di Diversità Equità Inclusione e Accessibilità (DEIA) accusati paradossalmente di intenti discriminatori. Un intento che si è subito tradotto negli USA in azioni concrete: le aziende private che lavorano con l’amministrazione federale dovranno rivedere le loro politiche DEIA. Il messaggio è chiaro: chi promuove l’inclusione delle persone con disabilità, delle minoranze etniche o di genere non potrà lavorare con gli Stati Uniti, pena l’esclusione dagli appalti pubblici statunitensi”. Sono le parole di CoorDown contenute in una lettera aperta rivolta alla Presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni, al Ministro Antonio Tajani, alla Ministra Locatelli, al Ministro Urso, alla Ministra Calderone e al Presidente dell’Autorità Garante delle persone con disabilità Borgo per chiedere interventi concreti contro i “dazi sull’inclusione” che arrivano dagli Stati Uniti.
“L’intervento ha attraversato l’Oceano ed anche gli ambasciatori in Europa hanno ricevuto un preciso ordine di servizio: richiesta formale con una lettera alle aziende fornitrici italiane che collaborano con il governo statunitense chiedendo di chiarire, entro cinque giorni, la propria politica del personale – prosegue CoorDown -. L’ha ricevuto anche l’Ambasciata USA in Italia, dopo i colleghi francesi e spagnoli. L’impatto non è solo e tanto per il ristretto numero di operatori commerciali di cui si serve l’Ambasciata USA. È molto più grave: le multinazionali che operano anche in Italia si troveranno a dover scegliere fra il dictat americano e uno spirito, una cultura, un impianto normativo UE di tutt’altro segno. E gli esiti – etici, economici, politici – sono tutt’altro che scontati”.
“Ciò che il Presidente pro-tempore americano definisce ‘discriminazioni illegali’ sono, in Europa, diritti sanciti dall’atto fondativo UE, da direttive antidisciminatorie consolidate, dallo stesso Pilastro europeo dei diritti sociali, dalle costituzioni dei singoli Stati. Sono l’esito sia di battaglie civili che di una assunzione di consapevolezza delle istituzioni europee. L’Europa e le sue istituzioni – pur con errori e limiti – ha scelto irrevocabilmente un’altra cultura che nessun radicalismo può scalfire nemmeno con i ricatti economici. Nella storia europea del Novecento è ben chiaro dove portano politiche che fomentano l’indignazione culturale per giustificare decisioni discriminatorie, crudeli e divisive. Oggi come allora, dobbiamo opporci con forza a ogni tentativo di imporre visioni regressive e pericolose” continua la lettera aperta.
E conclude “Chiediamo un intervento immediato da parte del Presidente del Consiglio, del Ministro degli Esteri e del Ministro per le Disabilità per ribadire con fermezza, nelle sedi diplomatiche e internazionali, la distanza del nostro Paese e dell’Unione Europea da queste posizioni: non accettare il ricatto del “dazio sull’inclusione” contrapponendo anzi un rilancio delle politiche di inclusione anche con interventi premiali delle aziende che perseguono politiche di inclusione. CoorDown e le associazioni firmatarie della lettera continueranno a battersi, in Italia e nel mondo, per un futuro dove l’inclusione non sia un’opzione, ma un diritto non negoziabile”.
Alla lettera si può aderire scrivendo alla mail adesioni@coordown.it esplicitando per quale associazione si vuole sottoscrivere il testo e lasciando i propri dati e per maggiori informazioni: https://www.coordown.it/dazio-sull-inclusione/
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