“Lo screening di massa potrebbe letteralmente salvare la vita a un buon numero di bambini e migliorare quella di molti altri”: è questa la conclusione a cui sono giunti gli esperti che hanno condotto il progetto pilota promosso dal ministero della Salute e dall’Istituto superiore di sanità in quattro regioni – Lombardia, Marche, Campania e Sardegna – per lo screening pediatrico del diabete di tipo 1. Ed è stata proprio questa stessa convinzione ad aver ispirato la legge 130 “Disposizioni concernenti la definizione di un programma diagnostico per l’individuazione del diabete di tipo 1 e della celiachia nella popolazione pediatrica”. Il progetto pilota appena concluso è stato messo a punto proprio per verificarne la fattibilità, l’accettabilità e la sostenibilità di tale legge: sono stati controllati 5.363 bambini, testati per individuare gli anticorpi specifici del diabete tipo 1 e della celiachia mediante prelievo di sangue capillare.
Ad annunciare gli esiti della sperimentazione è stato Giorgio Mulé, vicepresidente della Camera e primo firmatario della legge, partecipando a una tavola rotonda nell’ambito del Congresso Siaip, la Società italiana di allergologia e immunologia pediatrica: “Con un discreto anticipo sulla tabella di marcia, sono stati screenati tutti i bambini previsti dal protocollo, equamente divisi tra maschi e femmine, e i campioni di sangue analizzati al 90%. Sulla base dei risultati e dell’esperienza fatta, mi auguro che riusciremo rapidamente a procedere con l’applicazione a livello nazionale della legge”, sottolinea Mulè.
“Il diabete è una malattia su base immunologica – spiega il presidente Siaip, Michele Miraglia del Giudice -. Una volta diagnosticato si controlla, ma non guarisce più. Accorgersi di questa patologia prima che si manifesti significa due cose importanti. La prima è evitare le pericolose e inaspettate crisi di chetoacidosi che troppo spesso segnalano l’esordio della malattia fino a quel momento misconosciuta; crisi spesso serie e a volte letali. La seconda è poter frenare poi lo sviluppo della malattia stessa con opportuni provvedimenti”. Perché “oggi, contrariamente a quanto accadeva un tempo, l’evoluzione del diabete 1 può essere frenata – aggiunge Gianluigi Marseglia, past president Siaip -. Esistono nuovi anticorpi monoclonali che, preservando la funzione delle cellule beta del pancreas, ne ritardano lo sviluppo”.
Al progetto hanno partecipato 428 pediatri di famiglia che hanno informato e ottenuto il consenso dalle famiglie. Sono stati inoltre coinvolti i nove centri regionali specialistici per diabete 1 e celiachia, per il follow-up dei bambini con i risultati positivi ai test anticorpali. Per il diabete sono stati analizzati al momento 4.838 campioni, dei quali lo 0,19% è positivo a 2 o più anticorpi per cui è definito ad alto rischio. Per gli anticorpi specifici per la celiachia sono stati analizzati 4.627 campioni, di cui 134 (pari al 2,9%) sono risultati positivi al test di screening e 51 (1,1%) sono risultati positivi con valori borderline.
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