Nel 2023 in Italia si è registrato il più alto numero di casi di malattie invasive da pneumococco da quando, nel 2007, è iniziata la sorveglianza: 1.783. Si tratta di più del triplo rispetto al biennio della pandemia, ma è anche un numero più alto rispetto ai picchi registrati in precedenza nel 2017 (1.704) e nel 2019 (1.671). Complessivamente l’infezione è stata inoltre causa di 280 decessi. Sono i dati derivanti dal Sistema di sorveglianza nazionale delle malattie batteriche invasive (MaBI), coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità, in occasione della conferenza stampa dedicata all’approvazione, da parte della Commissione Europea, del vaccino pneumococcico coniugato 21-valente di Msd (V116) nelle persone con più di 18 anni.
La malattia da pneumococco è un’infezione causata dal batterio Streptococcus pneumoniae, noto anche come pneumococco. Esistono oltre 100 sierotipi differenti di questo batterio, alcuni dei quali sono particolarmente pericolosi per gli adulti, causando le cosiddette malattie pneumococciche invasive come la batteriemia (infezione nel flusso sanguigno), la polmonite batteriemica (polmonite accompagnata da batteriemia), la meningite. A queste si sommano le polmoniti non invasive, cioè limitate ai polmoni.
Secondo i dati Iss, nel 2023, si sono registrati 1.783 casi: 41 in bimbi al di sotto di un anno, 46 in bambini da uno a quattro anni, 34 tra i cinque e i nove anni, 14 tra i 10 e i 14 anni, 19 casi da 15 a 24 anni, 573 da 25 a 64, 1.056 in persone con più di 64 anni. Gli ultrasessantaquattrenni sono anche quelli a più alto rischio di morte: dei 280 decessi segnalati nel 2023, 215 si concentrano in questa fascia di età, in cui la malattia invasiva da pneumococco mostra una letalità di circa il 20%. Il trend sembra confermato, se non in peggioramento, nel 2024: nel primo semestre sono stati segnalati 1.152 casi di infezione.
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