Se in Italia i posti per gli specializzandi sono pochi rispetto al numero dei candidati, negli Stati Uniti il numero di specializzandi è inferiore rispetto ai posti disponibili. Come riportato dal New York Times, gli Stati Uniti formano un numero di medici decisamente inferiore rispetto al necessario, stanziandosi in fondo alla classifica OCSE relativa al […]
Se in Italia i posti per gli specializzandi sono pochi rispetto al numero dei candidati, negli Stati Uniti il numero di specializzandi è inferiore rispetto ai posti disponibili. Come riportato dal New York Times, gli Stati Uniti formano un numero di medici decisamente inferiore rispetto al necessario, stanziandosi in fondo alla classifica OCSE relativa al numero di dottori ogni 100mila abitanti.
Insomma, c’è bisogno di medici. E secondo l’autorevole testata statunitense, sarebbe necessario continuare a cercare all’estero: un quarto dei camici bianchi che operano negli Stati Uniti infatti sono già stranieri; circa un quarto degli specializzandi in ogni campo e un terzo dei residents che partecipano a programmi sub specialistici sono medici laureati in altri Paesi; più del 15% dei professori di medicina non è nato e non ha studiato negli States ma in Asia, Europa, Medio Oriente o Sud America; il 18% delle sperimentazioni cliniche è guidato da medici stranieri e il 18% degli autori di pubblicazioni in ambito medico non sono statunitensi.
Così come in altri campi, i medici stranieri tendono a lavorare nelle aree, professionali e geografiche, che i medici locali trovano meno attraenti: assistenza primaria, soprattutto alle persone anziane, nelle zone non urbane, dove l’insufficienza di medici è maggiore.
Ma gli Stati Uniti non sono l’unico Paese che si affida a medici che hanno studiato all’estero. E non è nemmeno il Paese con la percentuale più alta. Sulla base dei dati OCSE, il 58% dei medici che lavorano in Israele sono stranieri. Circa il 40% dei dottori di Irlanda e Nuova Zelanda hanno studiato altrove. Considerata la diversa dimensione dei Paesi, nessuno tuttavia si avvicina al numero di professionisti formati all’estero che lavorano negli Stati Uniti dove, nel 2015, erano 213mila. In Gran Bretagna sono 48mila, in Germania 35mila, in Australia, Francia e Canada le cifre vanno da 22mila a 27mila.
Ad oggi, non è semplice ottenere l’abilitazione per lavorare oltreoceano, ma migliaia di cittadini americani hanno un disperato bisogno di medici, anche nati e formati all’estero. I dati tuttavia suggeriscono la necessità di un cambiamento di queste politiche, in modo da rendere gli US più attraenti e non scoraggiare coloro che intendono trasferirsi.