Il Segretario Nazionale Continuità Assistenziale FIMMG spiega ai nostri microfoni le nuove esigenze della popolazione e degli operatori sanitari con Legge sull’obbligo vaccinale: «In cinque città con Comunità Sant’Egidio vaccineremo gratuitamente gli “invisibili”…»
«Da quando è entrato in vigore l’obbligo vaccinale è aumentata la richiesta di informazioni da parte dei pazienti e di formazione professionale da parte dei medici». Secondo Tommasa Maio, Segretario Nazionale settore CA (Continuità Assistenziale) della Fimmg, l’approccio di famiglie e operatori sanitari nei confronti del tema vaccinazione è cambiato molto con l’andare del tempo: oggi, infatti, quel che traspare è «un’attenzione particolare» e una «consapevolezza maggiore rispetto alla disinformazione circolata nell’ultimo periodo». Ed è anche per questo che la Federazione Italiana Medici di Famiglia a breve sarà protagonista di un’iniziativa dedicata agli “invisibili”, in collaborazione con la Comunità di Sant’Egidio.
In Italia la nuova legge sui vaccini ha cambiato l’approccio delle famiglie alla vaccinazione. Voi siete impegnati in un progetto molto innovativo che interviene proprio su questo settore.
«Sì, i medici di famiglia vogliono essere utili anche a chi vive una situazione di precarietà e che noi abbiamo chiamato “gli invisibili”. Per questo affiancheremo, a partire da cinque città in tutta Italia, la Comunità di Sant’Egidio che ci metterà a disposizione le strutture necessarie per effettuare vaccinazioni, in concomitanza con la campagna anti-influenzale. Somministreremo vaccini ai soggetti che si presenteranno in questi nuovi ambulatori, a partire dai sei anni. I vaccini saranno forniti gratuitamente da alcune aziende farmaceutiche».
Voi come Medici di Medicina Generale avete sempre il polso della popolazione. Come hanno reagito le persone dopo l’approvazione dell’obbligo vaccinale, e come si rapportano alle polemiche che ne sono seguite?
«C’è un maggiore bisogno di informazione, per cui dai nostri pazienti riceviamo più frequentemente richieste su questo problema. Mi piace sottolineare che con loro c’è un grande rapporto di fiducia, per questo vengono a chiedere a noi informazioni su quando vaccinare i loro bambini, e in generale persone che fanno parte della loro famiglia ma che non sono nostri pazienti. C’è un’attenzione particolare e vedo anche una consapevolezza maggiore rispetto alla disinformazione che è circolata in maniera impropria nell’ultimo periodo. È aumentata l’attenzione e una volontà positiva rispetto al tema delle vaccinazioni».
Dal punto di vista istituzionale, qual è il tipo di supporto che il Medico di Medicina Generale dovrebbe ricevere per quanto riguarda l’aspetto vaccinale?
«Dalle istituzioni abbiamo già avuto uno strumento formidabile ed estremamente innovativo: il Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale. Questo piano ha due valori essenziali per i professionisti e, soprattutto, per i cittadini. L’uniformità e l’equità di accesso ad un presidio fondamentale della salute di tutti, che è appunto il vaccino. Ora però abbiamo bisogno anche che ci sia chiarezza nelle modalità applicative su alcuni aspetti che ancora non sono completamente chiari. Gli strumenti sono, in questo caso, i modelli organizzativi per i quali i professionisti hanno già iniziato a interrogarsi. Mi piace ricordare il Calendario per la Vita, che è nato nel 2014 dalle quattro società professionali più importanti: la SITI, ovvero la Società Scientifica degli Igienisti, la SIP, che è la Società Scientifica dei Pediatri e due associazioni professionali sindacali, ovvero la FIMMG e la Federazione Italiana dei Pediatri di Libera Scelta. Tutti insieme ci siamo seduti intorno ad un tavolo e ne è nato il Calendario per la Vita. L’innovazione sta nel fatto che si parla di una presa in carico della prevenzione per tutto l’arco della vita. Non si deve pensare al vaccino soltanto come a qualcosa che è legato al bambino, ma bisogna fare proprio un piano di assistenza anche per quanto riguarda la prevenzione per i nostri pazienti. Bisogna quindi sapere di volta in volta quale tipo di vaccino è più utile e opportuno offrire in tutto l’arco della vita. Questo dialogo fra professionisti ha portato successivamente a ispirare il Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale e quindi siamo stati positivamente sostenuti dalle Istituzioni, dal Ministro Lorenzin in prima persona e confidiamo che si riuscirà ad essere altrettanto innovativi sul modello organizzativo che ci serve per fare il salto di qualità»
Per concludere, parliamo di formazione. Queste innovazioni e la ricerca scientifica richiedono continuo aggiornamento. La formazione continua in medicina dei vostri professionisti è adeguata? È un ambito su cui puntate?
«Assolutamente sì. Tra i nostri doveri di associazione professionale e sindacale c’è anche quello di fornire servizi ai nostri iscritti, quindi ci siamo attivati in prima battuta per offrire formazione. La formazione è un elemento importante che non deve essere autoreferenziale. Per questo la facciamo coinvolgendo anche gli altri professionisti. Ne è un esempio il percorso in vaccinologia che vede la presenza di pediatri, igienisti ed esperti in tutti quelli che sono gli ambiti che si accostano, in qualche modo, alla vaccinazione. È importante che tutti gli operatori facciano questa progressione continua di acquisizione di nuove conoscenze sugli strumenti più all’avanguardia, in modo da poter dare un’informazione chiara, omogenea e uniforme ai nostri pazienti, quando questi si rivolgono a noi».