Contributi e Opinioni 25 Ottobre 2017 18:01

Salute migranti, INMP: il primo studio epidemiologico su popolazioni migranti in Italia

Pubblicata su “Epidemiologia & Prevenzione”, rivista dell’Associazione Italiana di Epidemiologia, la monografia “Lo stato di salute della popolazione immigrata in Italia: evidenze dalle indagini multiscopo ISTAT” a cura di INMP e ISTAT. Assicurare la parità di trattamento tra cittadini italiani e immigranti sotto il profilo dell’assistenza sanitaria e dell’accesso alle cure è un impegno sottoscritto […]

Pubblicata su “Epidemiologia & Prevenzione”, rivista dell’Associazione Italiana di Epidemiologia, la monografia “Lo stato di salute della popolazione immigrata in Italia: evidenze dalle indagini multiscopo ISTAT” a cura di INMP e ISTAT. Assicurare la parità di trattamento tra cittadini italiani e immigranti sotto il profilo dell’assistenza sanitaria e dell’accesso alle cure è un impegno sottoscritto nell’accordo Stato-Regioni 20 dicembre 2012 e trae il suo fondamento dall’articolo 32 della Costituzione italiana allorché riconosce la tutela della salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività.

Nel solco di questi principi, diventa essenziale monitorare le dinamiche di salute nella popolazione immigrata in Italia – anche per il carattere strutturale dei fenomeni migratori che interessano in particolare il nostro Paese – attraverso una prospettiva epidemiologica, che tenga conto del ruolo della prevenzione, degli stili di vita e dei fattori di rischio comportamentali, al fine di delinearene un’immagine approfondita e unitaria. Un approccio globale al fenomeno della migrazione, volto a orientare e programmare politiche e interventi di sanità pubblica integrati e multifattoriali sul territorio nazionale.
Questa consapevolezza è alla base degli obiettivi della collaborazione scientifica e interistituzionale tra INMP e ISTAT i cui dati di studio e ricerca sono stati presentati sulla rivista dell’Associazione Italiana di Epidemiologia “Epidemiologia & Prevenzione” nella monografia “Lo stato di salute della popolazione immigrata in Italia: evidenze dalle indagini multiscopo ISTAT”.

Si tratta del primo contributo sistematico prodotto in Italia sul tema della salute della popolazione immigrata. Tema sui cui si fonda la mission dell’INMP – Centro di riferimento della rete nazionale per le problematiche di assistenza in campo socio-sanitario legate alle popolazioni migranti e alla povertà – il cui cardine, oltre alla tradizionale attività di assistenza ambulatoriale a Roma e negli hotspot di Lampedusa e Trapani-Milo, dal 2013 è rappresentato dalle attività di’ Osservatorio Epidemiologico Nazionale con progetti mirati sulla salute degli immigrati e sulle disuguaglianze sociali della salute, in collaborazione con i centri epidemiologici regionali.  Un impegno a tutto campo, attraverso i quali l’Istituto intende attivare strumenti di valutazione e promozione dell’equità nella salute, che mai come in questa fase storica necessita di essere monitorata.

Dai risultati finali di due anni di lavoro che hanno visto impegnati esperti e ricercatori INMP e ISTAT, emerge un quadro caratterizzato da elementi di interesse originali: «Innanzitutto, il noto vantaggio di salute che gli immigrati posseggono al loro arrivo rispetto alla popolazione nativa, il cosiddetto “effetto migrante sano”, tende a ridursi nel tempo per l’esposizione a fattori di rischio e stili di vita acquisiti nel Paese ospite – dichiara Concetta Mirisola, Direttore Generale INMP -. Tale osservazione viene evidenziata da quasi tutti i risultati presentati nella monografia, a partire dallo stato di salute percepito fisico e mentale, anche a causa dei fenomeni di discriminazione subiti. Questi importanti risultati costituiscono una sfida per il Servizio sanitario nazionale, che deve essere in grado di spostare l’attenzione dal tradizionale focus sulle malattie infettive e sulle condizioni acute che eventualmente possono manifestarsi al momento dell’arrivo, ai problemi che caratterizzano una popolazione stabilmente presente, quindi maggiormente esposta ai problemi di salute cronici, ma anche correlati alle diseguaglianze socioeconomiche nella salute. Dall’osservazione dell’andamento della copertura degli screening emerge che laddove il sistema sanitario riesce a fornire un’offerta di assistenza attiva ed efficace per tutta la popolazione residente, italiana e straniera, le diseguaglianze tra i due gruppi si riducono. E’ evidente che in tale scenario risulta cruciale l’attenzione alla prevenzione primaria».

Mirisola sottolinea un’ulteriore sfida per la ricerca epidemiologica, rappresentata dalle condizioni di salute dei migranti “irregolari”, spesso solo in transito nel nostro Paese. «Nella monografia è presente un contributo specifico, che rileva l’assenza di particolari situazioni di allarme per la salute pubblica in termini di malattie trasmissibili, mettendo in evidenza al contempo i rischi per le condizioni di marginalità e vulnerabilità in cui spesso i migranti si trovano a vivere, e che sollecita un attento approfondimento per la valutazione della salute mentale dei richiedenti protezione internazionale. Un tema che, secondo gli studiosi INMP-ISTAT, rimane ancora oggi ampiamente sottaciuto, nonostante il carico di disagio psichico causato da traumi e violenze subite dai migranti nei Paesi di origine o durante il lungo viaggio».

Lo studio ha evidenziato, infatti, che nell’evoluzione dello stato di salute degli immigrati vanno distinte le condizioni immediatamente successive all’arrivo, che possono determinare condizioni di isolamento ed emarginazione a causa del “sentirsi” straniero, della separazione dalla famiglia, degli episodi di razzismo e discriminazione e dei problemi di lingua e comprensione, da quelle che continuano o insorgono quando la permanenza diventa stabile, spesso caratterizzata da condizioni di maggiore deprivazione. Tra i molteplici e rilevanti aspetti sullo stato di salute della popolazione immigrata in Italia, studiosi e ricercatori hanno focalizzato la prevenzione dei tumori femminili nelle donne immigrate residenti in Italia; la discriminazione percepita sui luoghi di lavoro in quanto stranieri, con uno studio sulla salute mentale; il ruolo dei fattori associati al ricorso alla medicina di base o specialistica e ai servizi sanitari da parte della popolazione immigrata residente in Italia nella comparazione con i comportamenti della popolazione italiana (in relazione all’indagine Multiscopo Istat 2013 “Salute e ricorso ai servizi sanitari”); le differenze nella copertura vaccinale antinfluenzale.

Una sezione della ricerca ha preso in esame il tema della salute degli immigrati irregolari in Italia, curata – tra gli altri – dall’epidemiologo INMP Giovanni Baglio, che sottolinea “le caratteristiche di eterogeneità e diversificazione della presenza straniera in Italia, che fanno della nostra immigrazione un fenomeno particolarmente complesso da inquadrare, anche dal punto di vista epidemiologico, all’interno di facili schematismi e approssimate categorizzazioni socioantropologiche. Gli immigrati in Italia rappresentano un insieme ‘sfocato’, difficilmente classificabile all’interno di categorie oppositive ‘regolari/irregolari’, ‘economici/forzati’, ecc., che possono anche mantenere una funzione di governamentalità, ma perdono cogenza e significato se applicate rigidamente alla comprensione dei fenomeni sanitari, dal momento che non tengono in nessun conto i percorsi di vita e le traiettorie della migrazione, che sono in genere i principali determinanti di salute. Piuttosto – sottolinea Baglio – il profilo epidemiologico di questa eterogenea popolazione dipende dal diverso peso che i determinanti di salute assumono nel life-course della migrazione. Il tema della salute degli stranieri deve adottare un approccio globale alle migrazioni, volto a cogliere gli elementi di continuità e la portata delle dinamiche epidemiologiche operanti trasversalmente alle diverse categorie di migranti. Appare così un quadro fortemente condizionato da fattori che operano in stretta sinergia: spinte selettive che agiscono soprattutto nelle fasi iniziali (“effetto migrante sano”) e finali (“effetto salmone”) del progetto migratorio, e che tendono a mantenere la popolazione in buona salute, si intrecciano con altre dinamiche riconducibili essenzialmente ai processi di integrazione sociale (“effetto migrante esausto”) e alla relazione con i servizi sanitari”.

La presa in carico dei bisogni di salute della popolazione – dal quadro emerso dallo studio INMP-ISTAT – è dunque particolarmente complessa, anche a causa delle differenze nell’attitudine a rapportarsi con il Sistema sanitario nazionale, non solo rispetto ai cittadini italiani, ma anche tra le singole comunità di provenienza degli immigrati, per aspetti culturali, religiosi, linguistici. “Pur in presenza di un sistema sanitario di tipo universalistico, come quello italiano – osserva l’epidemiologo dell’INMP Alessio Petrelli, tra i curatori del volume – le difficoltà culturali e linguistiche possono costituire barriere all’accesso ai servizi. La diversa o carente alfabetizzazione sanitaria, possono influenzare negativamente la partecipazione alle attività di prevenzione primaria (come le vaccinazioni o l’adozione di stili di vita salubri) e secondaria (screening), che potrebbero agevolare la diagnosi precoce delle malattie. Pertanto, eventuali barriere che influenzano un accesso equo all’assistenza sanitaria devono essere rimosse, tenendo conto delle esperienze dei paesi europei di più consolidata tradizione migratoria e dell’eterogeneità delle popolazioni immigrate, caratterizzate da specificità culturali e orientamenti diversi anche nei confronti del sistema sanitario., La salute è un pilastro indiscutibile da garantire indiscriminatamente, come ricorda l’Organizzazione mondiale della sanità, a fronte dei consistenti flussi migratori che stanno interessando negli ultimi anni il continente europeo. I risultati dello studio evidenziano che laddove i sistemi sanitari regionali riescono a proporsi in modo proattivo, come ad esempio nelle campagne di screening femminili, le differenze di accesso tra italiani e immigrati si riducono in modo significativo, a vantaggio della salute di tutti e dell’economicità del Sistema”.

I servizi sanitari europei – nelle considerazioni conclusive di un lavoro scientifico che rappresenta il primo importante passo conoscitivo-programmatico sul tema – si stanno solo lentamente adattando al fabbisogno assistenziale dei migranti, essendo stati a lungo focalizzati principalmente sulle malattie infettive, alle quali indubbiamente i migranti possono essere stati esposti durante il percorso migratorio, ma che costituiscono una questione del tutto residuale in termini complessivi di sanità pubblica.

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