Lo rivela il sondaggio realizzato da O.I.S., l’Osservatorio Internazionale della Sanità: e il 72% chiede la tutela legale completa
Controversie pretestuose. E’ questa la più grande preoccupazione professionale per il 78,9% dei medici italiani. E, per il 72,2% degli intervistati, proteggersi con una polizza che comprenda una tutela legale completa è ormai una necessità. Sono questi i dati principali emersi dal sondaggio presentato oggi – presso il Ministero della Salute – da O.I.S., l’Osservatorio Internazionale della Sanità.
Sui risultati dell’indagine, effettuata su un campione di oltre mille medici, è intervenuta il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, evidenziando che “i tempi sono maturi per un intervento più organico e veramente risolutivo” rispetto al decreto legge n.158 del 2012, che “ha cercato di dare una prima risposta alle criticità derivanti dalla rigida applicazione dei principi generali sanciti dal Codice Civile e Penale in materia di responsabilità professionale”.
L’assist fornito dal ministro è stato raccolto dagli altri partecipanti, a partire dal sottosegretario alla Salute Vito De Filippo: “Negli ultimi anni c’è stato un cambiamento normativo importante, come la legge Balduzzi, e successivi interventi. Attualmente in Parlamento esistono diversi disegni di legge volti a garantire un testo base per una normativa generale sulla materia”. Un intervento che dovrebbe arrivare in tempi ragionevoli “grazie a una sintesi dei disegni di legge esistenti – ha annunciato il sottosegretario De Filippo – alla quale stiamo lavorando con il Parlamento”.
Un confronto acceso, quello scaturito dal sondaggio di O.I.S., che “grazie un database profilato con oltre 400mila contatti, esamina i grandi temi della sanità da un punto di vista privilegiato”.
“La categoria dei medici – spiega lo statistico Alessandro Solipaca, Direttore Scientifico di O.I.S. – si dimostra molto attenta ai rischi legati all’attività professionale. Infatti, ben l’86,8% degli intervistati aveva stipulato un’assicurazione già prima dell’entrata in vigore dell’obbligo normativo previsto per i medici del settore privato”. Una percezione del rischio elevata, e fondata, come emerge da un altro dato fondamentale. “Il 15,3% dei camici bianchi intervistati – fa notare ancora il Direttore Scientifico di O.I.S. – dichiara di aver avuto, almeno una volta nella carriera professionale, una controversia con un proprio paziente: è una percentuale elevata, se valutata dal punto di vista del professionista, ma non giustifica, da sola, i premi richiesti da alcune compagnie assicurative”.
Si capisce, quindi, cosa spinga tanti medici (il 72,2%) a stipulare un contratto assicurativo comprensivo della copertura della tutela legale: evitare quelle richieste di risarcimento che esulano dalla propria responsabilità. È questo, infatti, il timore maggiore di quattro medici su cinque. Intervenuto al dibattito anche Roberto Lala, presidente dell’OMCeO di Roma, Ordine che ha collaborato alla realizzazione del sondaggio: “Negli ultimi anni – ha spiegato Lala– è aumentata di molto la tendenza a voler lucrare sull’errore medico, fatto che aumenta la pretestuosità delle cause e, dunque, influisce negativamente sulla tranquillità del professionista stesso. Tutto ciò – continua il presidente – spinge il camice bianco ad aumentare il ricorso alla medicina difensiva o, peggio ancora, a quella astensiva”. Nessuna sorpresa sugli esiti del sondaggio da parte di Dario Focarelli, direttore generale di Ania, Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici: “I risultati non ci stupiscono: c’è bisogno di un intervento organico in materia, in modo da definire una volta per tutte i contorni della responsabilità dei camici bianchi, coerentemente con il Codice Civile. A partire – conclude Focarelli – dalle tabelle per quantificare il risarcimento”.
Per info www.osservatorio-ois.com