Il vicesegretario nazionale FIMMG Pier Luigi Bartoletti mette sul piatto le principali criticità, proponendo le soluzioni. E sullo scandalo di Capodanno per i certificati dei vigili: “Noi abbiamo fatto il nostro dovere”
I medici di Medicina Generale sono in agitazione: in attesa di capire le misure di applicazione del nuovo contratto, e le reali linee guida che lo animeranno, si aggiunge anche un’altra tegola. Quella che lo scorso Capodanno li ha coinvolti nello scandalo dei vigili urbani assenteisti, le cui autorizzazioni sono infatti state emesse dai Medici di base.
Sanità Informazione, per far luce sulla questione, e sugli altri temi caldi che coinvolgono i camici bianchi, ha intervistato Pier Luigi Bartoletti, vicesegretario nazionale FIMMG e segretario regionale FIMMG Lazio.
C’è ancora esigenza di chiarezza, relativamente allo “scandalo di Capodanno” che ha coinvolto i vigili urbani.
Da parte nostra non abbiamo rilevato, anche in seguito alle verifiche, anomalie nelle richieste dei vigili urbani. Dopodiché molti di loro hanno dato il via a un “giro di malattie”. Il problema non risiede nei certificati in sé, quanto nell’uso che se ne è fatto: utilizzare un certificato medico come atto pubblico – per forme di protesta – è sicuramente fuori legge. Per questo, però, aspettiamo l’esito dell’inchiesta della magistratura.
Un caso del genere, obiettivamente, cosa può nascondere?
Come si dice, “a pensar male si fa peccato ma spesso ci si prende”. Visti i numeri e vista la concomitanza con la festività, si è ipotizzata una forma di protesta mascherata. E’ inaccettabile, tuttavia, tirar dentro i medici di famiglia, che svolgono semplicemente il proprio dovere. Davanti a un paziente non ci si chiede che lavoro faccia. Si bada, invece, solo se la patologia dichiarata è constatata e – se possibile farlo – se questa sia veritiera o meno.
In un momento così concitato, qual è lo stato di salute della Sanità regionale?
Nonostante la Regione Lazio sconti un’atavica lentezza nel riconvertire i servizi ospedalieri, con il presidente Zingaretti stiamo facendo passi avanti. Abbiamo condiviso con lui i nostri obiettivi, tra cui rendere un servizio più vicino ai cittadini e ai suoi bisogni quotidiani, e su questa base abbiamo siglato un’intesa. Per noi il contratto è uno strumento, non un obiettivo.
Anche per la Sanità italiana è in corso il dibattito, qui a livello costituzionale. La riforma del titolo V prevede infatti il ritorno a una sanità di competenza nazionale, non più regionale.
Bisogna accordarsi su che tipo di Sanità si voglia, sui livelli dei servizi assistenziali, e sul ruolo da dare al medico di famiglia: centrale e ben delineato da un contratto, oppure affidato alle Regioni. Oggi la situazione, anche economica, è pesante perché ogni Regione di fatto si organizzerà per conto suo. Altro aspetto preoccupante è il contenzioso fra Stato e Regioni per la definizione delle competenze. E’ un quadro, insieme a quello delle responsabilità, che va delineato con attenzione. Bisogna ripartire consapevoli di quale ruolo ci viene ritagliato nell’ambito di una nuova convenzione nazionale: un’indicazione che ci aiuterebbe nella definizione di un contratto migliore, anche rispetto al servizio che rendiamo ai cittadini.