«Le disfunzioni sessuali sono veri e propri campanelli d’allarme per il diabete, non bisogna sottovalutare il problema» così il Presidente dell’Associazione Medici Endocrinologi nella Giornata Mondiale del diabete giunta al suo 26° anno
«La disfunzione erettile può essere un campanello d’allarme delle presenza di diabete» lo spiega Vincenzo Toscano, Presidente AME Professore Ordinario di Endocrinologia all’Università Sapienza di Roma a margine del Convegno dell’Associazione Medici Endocrinologi che si è tenuto dal 9 al 12 novembre a Roma.
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«Nell’uomo la manifestazione è più eclatante e vistosa – prosegue il Professore – perché il microcircolo che porta ad una normale erezione del pene viene danneggiato nel danno vascolare generalizzato. Dunque il problema può essere una spia che segnala la presenza di diabete o anche di una patologia cardiaca. Si tratta di disturbi che non vanno sottovalutati e quindi riferiti debitamente al medico che può procedere con analisi tra cui anche un controllo della pervietà coronarica (nda analisi del funzionamento dell’attività coronarica)».
La disfunzione erettile sarà uno dei temi affrontati da specialisti di tutto il mondo in occasione della Giornata Mondiale dei Diabete arrivata al 26° anno di celebrazione e finalizzata a sensibilizzare l’opinione pubblica su questa malattia cronica degenerativa che colpisce oltre tre milioni di italiani e 415 milioni in tutto il mondo (dati Ansa). Altro argomento centrale l’obesità, una delle maggiori conseguenze che porta il diabete «soprattutto un’obesità centrale quindi concentrata sull’addome – spiega Toscano -. Il soggetto con grasso viscerale, oltre ad avere un maggior rischio metabolico, ha sicuramente una difficoltà di respirazione e questa difficoltà si traduce per esempio nelle apnee notturne del sonno e in tutta una serie di problematiche respiratorie. Sappiamo benissimo che i disturbi del sonno, comportano una modifica della pressione arteriosa che va a complicare e a peggiorare il danno d’organo indotto dal diabete».
Il diabete è anche legato alla fertilità femminile: i problemi endocrinologi, le patologie autoimmuni in generale sono strettamente connessi alla capacità riproduttiva. «La patologia tiroidea – specifica il Professore – comincia ad acquisire sempre più peso nel momento in cui la donna ha gravidanze tarde: è chiaro che una fertilità tra venti e trent’anni, che è assolutamente al massimo delle possibilità, spostata più avanti negli anni risente in maniera più significativa dell’alterazione delle altre ghiandole endocrine in particolar della problematica tiroidea. Dunque è consigliabile – conclude – prima di una gravidanza, soprattutto se in tarda età, effettuare dei controlli preventivi, per esempio è utile fare l’analisi del TSH che controlla i valori della tiroide».
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