Il caso, sollevato dai dipendenti della scuola pubblica, coinvolge anche i medici
All’80 per cento dello stipendio dei dipendenti pubblici viene applicata, da diversi anni, una trattenuta del 2,50 per cento.
Si tratta di un tipo di detrazione che non esiste nel settore privato e che, per questo motivo, è stata dichiarata illegittima, a partire dal primo gennaio 2011, dalla sentenza n.223/2012 della Corte Costituzionale. Secondo questa pronuncia il dipendente pubblico non può dunque essere obbligato a dare allo Stato alcun contributo sul Trattamento di Fine Rapporto.
Illegittima è dunque quella parte del D.L. n. 78/2010 (in particolare il comma 10 dell’articolo 12) da cui nasce questa differenza tra i due tipi di professionisti e che lede, stando a quanto stabilito ancora dalla Consulta, il principio di parità di trattamento fra dipendenti pubblici e privati.
Appare dunque chiaro che, ai sensi di questa sentenza, lo Stato avrebbe dovuto cessare immediatamente ogni ulteriore trattenuta. Peccato che non lo abbia ancora fatto e che, di conseguenza, i professionisti che lavorano nella Pubblica Amministrazione (compresi dunque i medici che operano nel Servizio Sanitario Nazionale) si vedano ingiustamente privati, ogni mese, di una parte dello stipendio ai fini della liquidazione del proprio TFR.
Ci sono comunque alcuni dipendenti pubblici che sono già riusciti ad ottenere giustizia: parliamo di 150 lavoratori della scuola (e dunque lavoratori statali al pari dei camici bianchi del Ssn) a cui lo stato aveva prelevato il 2,50% dall’ottantesima parte dello stipendio, solo pochi mesi fa si sono visti dar ragione dal Tribunale di Treviso, che attraverso la sentenza n.99/2014 ha condannato lo Stato a rimborsare loro le trattenute e a pagare le spese legali.