«Il Sistema Sanitario Nazionale è come un acquedotto che perde acqua: a voler riempire il bicchiere ci sono i cittadini e i sanitari che rimangono a bocca asciutta» così Guido Quici, Presidente Cimo
«Medici e cittadini sono vittime di un processo che sta portano al totale smagrimento della sanità pubblica per promuovere una sanità privata che non si capisce bene dove porterà…» in soldoni questa la denuncia di Guido Quici, Presidente Cimo intervenuto alla recente manifestazione a Montecitorio organizzata dalle rappresentanze mediche per sensibilizzare il Governo e le Istituzioni sui problemi di una professione le cui soluzioni non possono più essere rimandate.
Segretario, una situazione che non si sblocca: la Finanziaria non fornisce le risposte che chiedete, dunque siete mobilitati, quali le prospettive?
«Lo sciopero vuole scuotere le istituzioni per incentivare delle soluzioni che finora non sono state trovate. Mi auguro che sia l’inizio di un percorso molto più lungo fino almeno a marzo o all’inizio del nuovo rinnovo contrattuale, ma le azioni devono essere concertate: non un solo sciopero, ma un’azione di audit con i cittadini per far capire che siamo entrambi vittime di un processo molto più complesso che sta debilitando la sanità italiana portandola sempre di più verso il privato puro, l’out of pocket giustifica il tutto e se dei 35 miliardi out of pocket il 90% è a carico dei cittadini, è chiaro che la politica non può continuare solo a dare piccoli bonus per accontentare fasce ai fini del voto, mentre adottare la politica del malus per tutta l’area della sanità la dice lunga su quella che sarà la politica sulla sanità che strettamente correlata a quella del welfare. Allora dobbiamo capire se si ambisce ad un welfare di tipo mediterraneo, oppure verso un sistema bismarckiano che è quella forma di welfare dei paesi tedeschi, o ancora un welfare liberalista tipico degli Stati Uniti dove, chi ha i soldi si cura, chi non li ha non può».
Voi protestate per il mancato rinnovo del contratto, per le risorse tagliate alla sanità, su questo ci sono dei numeri precisi che si traducono in servizi mancanti e reparti dimezzati…
«In realtà ho provato a immaginare ad un acquedotto che perde acqua man mano che arriva verso il terminale che è l’abitazione, alla fine si apre il rubinetto e non esce più niente. Al termine del rubinetto c’è il cittadino e i sanitari e nel frattempo le risorse si disperdono. I dati a cui fa riferimento derivano dal conto economico e annuale, sono dati ufficiali del Mef e dei vari Ministeri e dimostrano che le Regioni hanno avuto 5 miliardi e mezzo in più tra ticket incassati e finanziamenti, hanno risparmiato 2 miliardi (di cui oltre 850mila nel contesto del personale solo medico), allora di questi 7 miliardi e mezzo 3 miliardi e mezzo sono stati utilizzati per i farmaci, mezzo miliardo su farmaci di fascia H e le altre risorse? Non si sa che fine hanno fatto, sicuramente hanno tamponato altre esigenze ma se vanno a tamponare altre urgenze, quelle mancate voci in bilancio diventano strutturali, dunque non ci saranno mai risorse. Se non ci saranno fondi allora non sarà più possibile garantire i LEA, oppure il contratto al personale sanitario, insomma si delinea una guerra tra pazienti e operatori sanitari che creerà un disagio di natura sociale che inizia a diventare pericoloso. In questi termini infatti si possono spiegare le aggressioni al personale sanitario nei pronto soccorsi dove la gente è sottoposta a lunghissimi tempi di attesa, arriva esasperata e trova massima disorganizzazione, allora con chi se la prende? Con il terminale presente in quel momento: il medico, l’infermiere o il tecnico. Si tratta di un problema serissimo, io mi auguro che da questo momento in poi inizino interventi e manifestazioni veramente dure nei confronti di chi ci governa perché non è possibile andare avanti così».
Vi aspettate un segnale dal Governo, dal Ministro oppure dal Premier Gentiloni?
«Io sono convinto che tutte le istituzioni hanno la politica ben chiara e ben delineata, molto spesso ci si accontenta di dare delle briciole e fasce di 2,3,4 milioni di italiani per avere 2,3, 4 milioni di voti, poi però ai 100mila medici, ai 500mila operatori sanitari che risposte si danno? Non ci sono i numeri per prendere i voti, di conseguenza non mi illudo che ci siano grossi interventi».