«L’approccio sperimentale è fondamentale per generare ogni anno la profilassi influenzale: saper anticipare le trasformazioni dei ceppi virali prima che si manifestino i sintomi, anche questo è compito della scienza» l’intervista al medico divenuto simbolo della battaglia pro vax
Come si costruisce il vaccino anti-influenzale? Qual è il suo grado di efficacia? Se il virus influenzale si trasforma continuamente, come si riesce a prevedere una profilassi efficace? Sono solo alcune delle domande che Sanità Informazione ha rivolto all’infettivologo pro vax per eccellenza, Roberto Burioni.
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Professore, come nasce il vaccino contro l’influenza?
«Nel vaccino ci sono due ceppi del virus A, che causa l’influenza più pericolosa. Tuttavia, il virus dell’influenza cambia ogni anno. Proprio per questo motivo tutti gli anni a febbraio si tenta di prevedere quali saranno i ceppi influenzali che circoleranno l’inverno successivo. Per produrre il vaccino sono infatti necessari alcuni mesi. Tuttavia, queste previsioni talvolta ci prendono e talvolta non ci prendono: quando le previsioni sono corrette, i vaccini hanno la capacità di proteggere molto bene; ma quando le previsioni si rivelano scorrette perché il virus cambia in un modo che non è stato previsto, l’efficacia del vaccino può essere molto più bassa».
Si potrà, in futuro, migliorare l’efficacia del vaccino?
«C’è assolutamente l’esigenza di impegnarsi per avere dei vaccini migliori e questo è qualcosa che riguarda la ricerca. Tanti studiosi, ed io sono tra questi, cercano modi più efficaci per prevenire l’influenza. In ogni caso dobbiamo sottolineare che, per quanto la protezione possa non essere al 100%, c’è sempre un certo grado di protezione e quindi il vaccino è una scommessa che conviene, che si vince sempre e non si può perdere. Chi si vaccina, nel peggiore dei casi, non sarà protetto al 100% ma è comunque importante che tutte le persone per le quali ci sono le raccomandazioni, quindi principalmente gli anziani e chi ha altri problemi, si vaccinino. Ma ricordiamoci che la vaccinazione è anche un dovere di tutti i sanitari, non solo per difendere se stessi, ma anche per evitare la malattia ai pazienti di cui si prendono cura».
Adesso ha senso vaccinarsi o ormai non serve più?
«Ora è tardi per vaccinarsi, però non è giusto dire che non serve: la protezione si ha circa 10-15 giorni dopo la vaccinazione e chiaramente il rischio di essere contagiati prima che la protezione si metta in atto c’è. Però comunque diciamo che un beneficio si può avere, quindi è tardi ma non è inutile farlo».
Fino a quando si diffonderà l’influenza?
«Tecnicamente l’influenza in questo periodo continua a diffondersi fino a primi di marzo, quindi siamo proprio nel periodo di maggiore intensità e frequenza. L’influenza è infatti concentrata proprio in questo periodo dell’anno e, anzi, quest’anno è arrivata prima del solito: in generale in Italia arriva a metà gennaio, cosa che può succedere. D’altro canto, l’influenza si chiama così perché gli antichi pensavano fosse dovuta all’influenza della posizione delle stelle…».