Combattere l’enfisema polmonare iniettando vapore acqueo ad alta temperatura (75-80 gradi) nella parte malata. E’ il nuovo tipo di intervento tentato per la prima volta in Italia dal Sod di Pneumologia degli Ospedali Riuniti di Ancona ed illustrato dal direttore generale dell’Azienda ospedaliera Michele Caporossi. «L’enfisema polmonare – ha spiegato il direttore di Pneumologia Stefano […]
Combattere l’enfisema polmonare iniettando vapore acqueo ad alta temperatura (75-80 gradi) nella parte malata. E’ il nuovo tipo di intervento tentato per la prima volta in Italia dal Sod di Pneumologia degli Ospedali Riuniti di Ancona ed illustrato dal direttore generale dell’Azienda ospedaliera Michele Caporossi.
«L’enfisema polmonare – ha spiegato il direttore di Pneumologia Stefano Gasparini, che ha eseguito l’intervento assieme ai medici Lina Zuccacosta e Martina Bonifazi – rientra insieme alla bronchite cronica nell’ambito delle bronco pneumopatie croniche ostruttive e provoca l’incapacità di espellere l’aria (iperinflazione) per la ridotta elasticità del tessuto polmonare. In sostanza gli alveoli polmonari intrappolano l’aria provocando tosse cronica, affanno e nelle fasi avanzate anche insufficienza respiratoria invalidante. Occorre dunque ridurre il volume dei polmoni, un risultato che prima si otteneva con un intervento di asportazione delle parti più compromesse, o introducendo al loro interno valvole che favorissero l’uscita dell’aria (impedendone l’entrata), o con spirali che avvolgono il lobo polmonare malato. La nuova metodica – ha specificato il direttore Gasparini – consente invece col vapore di causare alla parte malata un danno termico con conseguente cicatrice, che retrae la zona trattata, riducendone il volume».
L’operazione è stata effettuata su un paziente di 68 anni. «L’intervento – ha sottolineato l’equipe medica – non elimina la malattia, né l’utilizzo dei farmaci. Riduce solo i sintomi di affaticamento e difficoltà respiratoria migliorando la qualità della vita. La difficoltà dell’operazione non è tanto nel trattamento della durata di 15 minuti, quanto nello studio del paziente dal quale scaturiscono i dati da introdurre nel software in base alla Tac per determinare precisamente la sede da trattare e l’energia calorica da applicare. Resta fondamentale per tutti la prevenzione – ha ricordato Fabrizio Volpini, presidente della quarta Commissione Sanità del Consiglio regionale e consigliere delegato alla Sanità – dal momento che le bronco pneumopatie croniche ostruttive derivano principalmente dal fumo di sigaretta, da inquinamento ambientale o da esposizione professionale a polveri. Colpiscono una persona su dieci e sono la quarta causa di morte nel mondo».