«Apprendiamo dagli organi di stampa l’episodio di violenza avvenuto in Veneto: a Conegliano (TV) una Collega di Continuità Assistenziale è stata aggredita sul luogo di lavoro; solo l’aiuto di altre due colleghe e l’istinto di difesa nel chiamare il 113 hanno evitato che accadesse il peggio! – denuncia la Cisl medici in una nota – . La collega […]
«Apprendiamo dagli organi di stampa l’episodio di violenza avvenuto in Veneto: a Conegliano (TV) una Collega di Continuità Assistenziale è stata aggredita sul luogo di lavoro; solo l’aiuto di altre due colleghe e l’istinto di difesa nel chiamare il 113 hanno evitato che accadesse il peggio! – denuncia la Cisl medici in una nota – . La collega soffre di attacchi di panico e vuole abbandonare la Continuità Assistenziale. Questo è avvenuto a poche settimane di distanza da un altro grave episodio di minacce subite da una Collega di Continuità Assistenziale in visita domiciliare in Toscana che l’ha portata a sporgere denuncia. Il Direttore Generale dell’Azienda trevigiana – prosegue la nota – ha prontamente garantito l’installazione di telecamere a protezione di medici e professionisti della sanità. Ottime iniziative che però non bastano… ». Secondo i medici Cisl «oggi l’attività medica non è solo usurante perché presenta notevoli rischi intrinsechi ma anche soggetta a pericoli contingenti indipendenti dall’agire del medico o del professionista, poco o non completamente prevedibili e/o prevenibili per cui risultano non più procrastinabili azioni e meccanismi di tutela della sicurezza degli operatori e programmi ad ampio raggio concordati con le parti sociali. Sono necessari – conclude il sindacato – una valutazione complessiva e puntuale dei rischi cui vanno incontro i medici e i professionisti nella loro attività lavorativa, un monitoraggio costante almeno delle situazioni che statisticamente sono più a rischio, la creazione di opportune tutele assicurative ad HOC a carico delle Regioni. La CISL medici intende riaffermare ancora una volta il valore dei medici e dei Professionisti sanitari, di quegli “insostituibili” che devono essere riconosciuti nel loro prezioso lavoro di assistenza e di cura, pilastro di coesione sociale, e nella loro dignità di Donne e Uomini che rendono un servizio unico ed insostituibile alla società».