Versando una quota contributiva aggiuntiva, una volta in pensione si percepirà un importo maggiore. Ma oltre all’aliquota modulare, riservata ad alcune categorie, l’Enpam offre altri utili strumenti per aumentare la pensione. Intanto, Assoprevidenza lancia l’allarme…
L’importo della pensione dei medici può essere aumentato. L’Enpam offre infatti ai suoi iscritti diversi strumenti, in base ai requisiti e alle necessità di ciascuno, che permettono di ricevere, una volta in pensione, un importo maggiore. Ma quali sono queste soluzioni? Quali i requisiti e quali le procedure da seguire per aderirvi?
L’ALIQUOTA MODULARE
Per aumentare l’aliquota modulare, bisogna agire entro pochi giorni. La richiesta all’Enpam va infatti presentata entro il 31 gennaio: versando una quota contributiva aggiuntiva compresa tra l’1 ed il 5%, una volta in pensione si percepirà un importo maggiore. I contributi volontari versati, che non vanno ad incidere sulla quota contributiva a carico dell’azienda sanitaria locale, sono interamente deducibili dalle tasse. Ma chi può usufruire di questa possibilità e cosa bisogna fare per richiederla?
L’incremento dell’aliquota modulare è riservata ai medici iscritti con un rapporto di convenzione in corso come medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, addetti alla continuità assistenziale e all’emergenza territoriale. L’Enpam segnala tuttavia che a breve questa possibilità sarà estesa anche agli specialisti esterni.
Per aderire a questa opportunità, i medici interessati devono presentare, entro il 31 gennaio, un modulo (scaricabile qui) in tutte le Asl in cui lavorano, insieme alla copia di un documento d’identità in corso di validità. Se non viene esplicitamente revocato, l’aumento dell’aliquota resta confermato per gli anni successivi. Nel caso in cui si volesse modificare l’aliquota modulare o revocarla, è necessario agire sempre entro il 31 gennaio.
IL RISCATTO
La cassa offre, inoltre, ai medici che non rientrano nelle categorie previste per l’aliquota modulare, altre soluzioni che consentono di aumentare l’assegno di pensione. Tra queste, il riscatto consente di far valere ai fini della pensione i periodi non coperti da contribuzione: il versamento di una cifra, anche in questo caso interamente deducibile, garantisce l’aumento dell’anzianità contributiva e quindi un incremento dell’assegno di pensione.
Il riscatto può essere totale o parziale: si può quindi scegliere se riscattare tutto il periodo o solo una parte del corso legale del diploma di laurea (esclusi quindi gli anni fuori corso); del corso di specializzazione o di formazione in medicina generale; del servizio militare o civile; del periodo precontributivo compreso tra l’iscrizione all’Albo ed il 1° gennaio 1990 (per i medici chirurghi) o il 1° gennaio 1995 (per i laureati in odontoiatria); del periodo precontributivo in cui non risultano contributi versati dalle Asl; dei periodo di sospensione dell’attività convenzionata, dei periodi liquidati (ovvero dei periodi contributivi relativi a precedenti rapporti professionali svolti in regime di convenzione per i quali l’Enpam ha restituito i contributi).
Il riscatto può essere richiesto dagli iscritti alla cassa che non hanno compiuto l’età per la pensione al momento in cui presentano la domanda; hanno un’anzianità contributiva al fondo pari almeno a 10 anni; è in regola con il pagamento di altri riscatti in corso; non hanno fatto domanda di pensione d’invalidità permanente e non hanno rinunciato da meno di 2 anni allo stesso riscatto.
La domanda di riscatto non è infatti vincolante: una volta ricevuta la proposta dagli uffici, si hanno a disposizione 120 giorni per decidere se accettare la proposta o meno e per spedire l’accettazione. Trascorso il termine, la proposta viene considerata decaduta. La quota può essere versata in un’unica soluzione il mese successivo l’accettazione o in rate semestrali a giugno e dicembre (in quest’ultimo caso, i versamenti saranno maggiorati dell’interesse legale in vigore al momento).
La domanda di riscatto può essere fatta online dalla propria area riservata sul portale dell’Enpam oppure consegnando o inviando per posta degli appositi moduli alla sede dell’Enpam a Roma.
L’ALLINEAMENTO DEI CONTRIBUTI
Da non confondere con il riscatto è l’allineamento dei contributi: si tratta di un riscatto che consente, tuttavia, di allineare i contributi già pagati a una contribuzione più alta versata nei periodi in cui si è lavorato di più e quindi il reddito è stato maggiore. Aderendo a questa possibilità si può quindi ottenere un incremento sostanziale dell’importo della pensione, ma non dell’anzianità contributiva.
Per poter richiedere l’allineamento, è necessario non aver compiuto l’età per la pensione al momento in cui si presenta la domanda, essere ancora attivo sul fondo per il quale si fa domanda di allineamento, aver maturato un’anzianità contributiva al fondo non inferiore a 5 anni, essere in regola con il pagamento di altri riscatti in corso, non aver fatto domanda di pensione d’invalidità permanente e non aver rinunciato da meno di 2 anni allo stesso riscatto.
L’ALLARME DI ASSOPREVIDENZA
È di pochi giorni fa, tuttavia, l’allarme lanciato da Assoprevidenza per i fondi di assistenza sanitaria, un altro, accanto alle pensioni, dei pilastri del welfare dei medici: «una sorta di corto circuito normativo – si legge in una nota – rischia di lasciare le casse e i fondi sanitari a carattere assistenziale senza una disposizione che confermi esplicitamente la loro natura di enti non commerciali nei confronti del Fisco». Si tratterebbe di una criticità che «potrebbe compromettere il funzionamento degli enti, riflettendosi con conseguenze non volute sul bacino di utenti». La formulazione del nuovo Testo Unico del Terzo Settore ha determinato infatti una situazione per cui «i fondi sanitari sono rimasti privi di una disposizione di riferimento che confermi la loro ovvia natura di enti non commerciali con potenziali implicazioni e conseguenze sulla contabilità, sulla natura degli eventuali avanzi di esercizio e in generale sul regime fiscale». Ecco perché Sergio Corbello, Presidente di Assoprevidenza, sollecita l’adozione di un provvedimento correttivo che colmi l’attuale vuoto normativo.