Crisi NHS e SSN a confronto: «In Inghilterra buona organizzazione senza sostegno politico; in Italia la politica è favorevole ma c’è un problema di gestione»
Il Sistema Sanitario inglese ha affrontato, nelle scorse settimane, la crisi più grave degli ultimi 30 anni. Decine di migliaia di interventi chirurgici sono stati rimandati, altrettanti pazienti hanno atteso per ore di essere visitati su barelle nei corridoi degli ospedali, per non parlare di coloro che hanno atteso il loro turno direttamente nelle ambulanze parcheggiate fuori le strutture. Una crisi legata alla particolare gravità e infettività dell’influenza di quest’inverno, spiegano i quotidiani inglesi, ma che potrebbe invece essere più strutturale di quanto venga ammesso.
Un duro colpo per il governo di Sua Maestà, viste soprattutto le promesse che erano state fatte durante la campagna elettorale per la Brexit: gli esponenti favorevoli ad uscire dall’Unione Europea avevano infatti promesso che 350 milioni di sterline alla settimana sarebbero stati deviati dai fondi europei per essere immessi nel sistema sanitario britannico. Anche queste, forse, le motivazioni che hanno spinto il Ministro della Salute Jeremy Hunt e il Primo Ministro Theresa May a scusarsi con i cittadini per la situazione che si è venuta a creare.
«È indubbio che l’attuale governo abbia fortemente definanziato il sistema sanitario inglese ed abbia sottostimato l’impatto che questo definanziamento avrebbe avuto sui servizi», sostiene il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Walter Ricciardi. «Le promesse fatte durante la campagna elettorale non sono state rispettate: si è trattato di falsa propaganda, visto che in realtà l’NHS è stato definanziato per quasi 17 miliardi di sterline».
La Brexit stessa, poi, è stata ulteriore elemento di complicazione: «Non ci sono più medici ed operatori sanitari che vogliono andare a lavorare in Inghilterra. Anzi, chi sta già lì se ne vuole andare. Questo sta determinando un’enorme crisi del personale: i concorsi sono vuoti, non ci va nessuno. E tutta questa situazione deriva da una mancanza di supporto politico ad un sistema che tutto sommato era invece ben organizzato», spiega il Presidente ISS.
Ma è possibile che la stessa situazione si presenti anche in Italia? «Sì, assolutamente, il rischio c’è ma per motivazioni diverse», risponde Ricciardi. «In Inghilterra la causa è la mancanza di supporto politico in presenza di una buona organizzazione; in Italia, al contrario, manca una buona organizzazione ma c’è il supporto politico di tutti gli schieramenti. Nessuna forza politica oggi è ostile al Servizio Sanitario Nazionale, anzi, sono tutti favorevoli, dall’estrema sinistra all’estrema destra. Ma c’è un problema di governance e di gestione. Una governance così frammentata come quella che è venuta a crearsi con la responsabilità concorrente tra Stato e Regioni determina inevitabilmente enormi conflitti e, per le Regioni più deboli, una grande problematica a recuperare».
«E poi – prosegue Ricciardi – in Italia c’è un problema di gestione operativa: ormai tutte le Regioni sono in pareggio di bilancio ma, in alcune aree del Paese, a scapito dei servizi. Un esempio per tutti: al sud l’assistenza domiciliare è inesistente, al centro è quasi inesistente e al nord è appena accennata, con l’eccezione dell’Emilia Romagna. E questi sono i problemi che portano poi i cittadini ad essere scontenti. Quindi sì, il Servizio Sanitario Nazionale potrebbe avere, nei prossimi anni, esiti simili a quelli che oggi sta vivendo l’NHS, anche se per motivazioni diverse», conclude.
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