L’Epatocarcinoma è il tumore maligno più frequente del fegato, con una incidenza nel mondo di 750.000 nuovi casi l’anno. Oltre il 70% di questi tumori è riconducibile a fattori di rischio noti e tra questi i più frequenti sono: l’infezione da virus dell’epatite C (HCV), da virus dell’epatite B (HBV), da abuso di bevande alcoliche. […]
L’Epatocarcinoma è il tumore maligno più frequente del fegato, con una incidenza nel mondo di 750.000 nuovi casi l’anno. Oltre il 70% di questi tumori è riconducibile a fattori di rischio noti e tra questi i più frequenti sono: l’infezione da virus dell’epatite C (HCV), da virus dell’epatite B (HBV), da abuso di bevande alcoliche.
In Italia sono stati diagnosticati nel 2017 circa 13.000 nuovi casi. Come viene curato oggi? Attualmente i pazienti con epatocarcinoma in fase iniziale vengono sottoposti a procedure locali che consistono nella resezione chirurgica laddove possibile, o nella distruzione dei noduli tumorali mediante termoablazione, ablazione con radiofrequenza e microonde, chemioembolizzazione o radioembolizzazione.
Dal 12 gennaio 2018 è attivo presso l’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria lo studio clinico di fase I-II HEPAVAC-101, che valuta per la prima volta nell’uomo il vaccino IMA970A, un prodotto innovativo specifico nei confronti dell’epatocarcinoma. Si tratta di uno studio internazionale che si svolge in Germania, Spagna, Francia, Belgio, Gran Bretagna e Italia e che in Italia coinvolge solo due centri: l’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria (in collaborazione con l’Università dell’Insubria) e l’Istituto Nazionale Tumori “Pascale” di Napoli.
Lo scopo dello studio è valutare la tollerabilità del vaccino IMA970A e verificare se questo, somministrato dopo la regressione della malattia ottenuta con il trattamento locale, è in grado di indurre una risposta immunitaria nei confronti del tumore. In tal caso, potrebbe ritardare la progressione del tumore o favorire una ulteriore regressione del tumore stesso.
COME SI SVOLGE LO STUDIO
I pazienti saranno sottoposti a screening per verificare la loro idoneità a partecipare allo studio, prima di ricevere il trattamento locale standard. Coloro che, dopo il trattamento locale, non presentano evidenza di tumore vitale riceveranno la terapia sperimentale che prevede una unica infusione endovenosa di una bassa dose di ciclofosfamide (un farmaco chemioterapico con funzione immuno-modulante). Dopo pochi giorni viene iniziata la vaccinazione vera e propria.
DOVE SI SVOLGE LO STUDIO
La sperimentazione si svolge presso l’Unità Operativa di Oncologia Medica, diretta dalla dottoressa Stefania Gori, in collaborazione con il dottor Alberto Masotto dell’Unità Operativa di Gastroenterologia, diretta dal dottor Paolo Bocus.