La deputata analizza il problema partendo dal blocco turn over. E sull’ipotesi ricorsi: “Avere l’avallo dell’Europa aiuta a difendersi da questa ingiustizia”.
Tagli alla sanità, blocco stipendi, obbligo assicurativo e turni massacranti: per i camici bianchi è davvero un periodo nero. Ma, almeno sul fronte del sovraccarico lavorativo, si è aperto uno spiraglio. C’è infatti la possibilità di far valere i propri diritti attraverso i ricorsi. Consulcesi, in tal senso, è già scesa in campo al fianco dei medici.
C’è una direttiva della Commissione Europea (2003/88) che stabilisce orari massimi di lavoro e minimi di riposo che viene puntualmente violata dall’Italia, nonostante le sanzioni della Ue. Mentre i professionisti della sanità si preparano a far valere i propri diritti, il dibattito comincia ad accendersi coinvolgendo anche il mondo politico. Sanità Informazione ha fatto il punto della situazione con l’on. Paola Binetti, medico prima ancora che parlamentare impegnata alla Camera dei Deputati nella Commissione Affari Sociali.
On. Binetti, il blocco degli stipendi statali è l’ennesima tegola sulle spalle dei medici pubblici….
Il blocco degli statali è particolarmente pesante e di certo non comincia ora, ma continua. E’ un problema costante e che parte già da un depauperamento delle risorse su cui le persone sono abituate a contare. Si parla di padri e madri di famiglia, che hanno fatto investimenti importanti e che ora si ritrovano nella disgraziata situazione di chi non può mantenere le promesse fatte ai propri figli. Il blocco rientra in una logica di riduzioni complessive attuate dello Stato, che gli italiani sperimentano sulla propria pelle, in vista di un PIL che, nella migliore delle ipotesi, resterà a quota zero. Dobbiamo trovare le risorse concrete perché gli italiani possano far fronte alle loro responsabilità nei confronti di se stessi e delle loro famiglie.
E a questo si aggiungono i turni e gli orari di lavoro massacranti cui sono sottoposti i medici: un problema rilevato dalla direttiva 2003/88 CE…
Questa normativa europea che sanziona l’Italia per l’ennesima volta, rimproverandole la lunghezza dei turni di lavoro dei medici, che non vengono adeguatamente retribuiti o addirittura non lo sono affatto, porta a un altro dei vincoli incredibili del nostro sistema: il blocco del turn over. I medici potrebbero fare orari più umani e contenere il loro tempi di lavoro in proporzione al reddito percepito, purché ci fossero altri colleghi che condividono lo stesso tipo di orario. In un momento di disoccupazione crescente, è una gratificazione sapere di svolgere mansioni all’altezza degli studi fatti.
Le Istituzioni sono quindi chiamate ad intervenire perché il rischio di ricorsi è concreto…
È chiaro che quando ci trova in queste condizioni si pensa ad un ricorso. Si ha la percezione di star subendo una ingiustizia profonda e si cerca il responsabile. Ma si punta anche a fargli pagare proprio quella ingiustizia subita. Avere l’avallo dell’Europa, in questa particolare situazione, aiuta questi professionisti a combattere con le unghie e con i denti.