Il regista e sceneggiatore romano ricorda ai nostri microfoni la sua esperienza in ospedale: «Non esiste solo la malasanità, ma anche strutture di eccellenza in cui lavorano professionisti incredibili». Come il dottor Michele Gallucci, il medico che ha curato Torre e che nella fiction si chiama Zamagna…
«Orizzontale sei morto, verticale sei vivo». Così dice in il compagno di stanza di Luigi, Ahmed, in una puntata della serie scritta e diretta da Mattia Torre, “La linea verticale”. Luigi è interpretato da Valerio Mastandrea e rappresenta l’alter ego di Torre, ricoverato e operato per davvero qualche anno fa a causa di un tumore. Un’esperienza che lo ha cambiato e che ha voluto portare sugli schermi italiani per raccontare non solo il lato negativo e tragico della malattia, ma anche quello bello: situazioni divertenti, amicizie che subito diventano profonde, medici che ribaltano lo stereotipo del barone scostante e fanno con amore il proprio mestiere, e tanto altro.
«Come racconta Luigi, il protagonista, alla fine della storia – spiega ai nostri microfoni proprio Torre, già padre di un’altra fortunatissima serie, Boris –, nel corso della degenza riesce a sviluppare una certa consapevolezza di tutto quel che gli è successo. Ad esempio, l’essere finito in un reparto di assoluta eccellenza dimostra che questi luoghi che funzionano, e anche bene, esistono anche in Italia. La mia esperienza è stata questa: sono finito in un ospedale pubblico che non mi ha chiesto neanche un euro per curarmi e che, di fatto, mi ha salvato la vita. Per questo – continua Torre – mi sembrava un pezzo di Paese che andava assolutamente raccontato, visto che ormai siamo abituati a vedere rappresentata sempre e solo la malasanità. Esiste anche altro, e questa consapevolezza è stata per me uno dei motivi più importanti per scrivere questa storia».
Uno degli aspetti più positivi di una sanità spesso bistrattata ingiustamente è rappresentata dal dottor Zamagna (interpretato da Elia Schilton): un medico gentile, rassicurante, che ama il proprio lavoro e lo fa nel migliore dei modi, nel solo interesse del paziente. Ma così come il personaggio di Luigi è ispirato a Torre, anche il dottor Zamagna esiste nella realtà. Si chiama Michele Gallucci, ed è l’urologo che ha curato Torre: «È vero, il personaggio è ispirato a me – confida ai nostri microfoni – ma è un po’ romanzato, nel senso che non sono così perfetto. L’unica cosa che rivedo di me in lui è la passione che provo per questo lavoro. Anche se “lavoro” non è la parola giusta, visto che per me si tratta di una passione, e questo rende tutto molto più facile. Anche il rapporto con i pazienti è fondamentale. Per me è un dare e avere: io do le mie attenzioni al paziente e anche lui, di rimando, mi dà qualcosa». Ma questa serie ha influito sulla sua vita? «La mia vita è effettivamente molto cambiata – spiega ancora il dottor Gallucci – perché si è creata un’atmosfera di armonia attorno alla mia persona. Non ne ero consapevole prima, e questo è un fatto molto importante. Per questo ogni giorno vado a lavorare nel mio ospedale con molta più gioia di prima».
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