A causa della neurofibromatosi, il primo intervento nel 2010. Poi il rigetto cronico e, dopo un mese e mezzo senza volto, il secondo trapianto
Jerome è il primo uomo al mondo ad aver avuto, nella sua vita, tre volti. Dopo aver subito il primo trapianto nel 2010, un rigetto lo ha costretto al secondo trapianto di faccia. L’intervento, eseguito all’Hopital Européen Georges Pompidou di Parigi, è stato eseguito tre settimane fa dall’equipe del Professor Laurent Lantieri, di cui fa parte anche il chirurgo italiano trentaquattrenne Francesco Wirz.
È la prima volta in assoluto che un paziente subisce un secondo trapianto di faccia, a distanza di sette anni dal primo.
Jerome soffriva di neurofibromatosi, una malattia degenerativa, conosciuta anche per il film “The Elephant Man”, che deforma il volto in modo tale da non permettere di uscire di casa e di condurre uno stile di vita normale. Da lì la necessità del primo trapianto che è durato per sette anni.
Poi, il corpo di Jerome ha reagito con quello che l’equipe del Professor Lantieri ha definito “rigetto cronico”. L’anno scorso si sono presentati i primi sintomi e, al moltiplicarsi delle zone con necrosi, per evitare ulteriori rischi al paziente lo scorso 30 novembre il viso è stato asportato. Da allora, fino al 15 gennaio, è rimasto “senza viso” in rianimazione, guardato a vista dai chirurghi per il rischio di infezioni. Trovato il donatore, si è proceduto con il secondo trapianto.
L’organismo di Jerome accetterà un nuovo corpo estraneo? «Il rischio di rigetto c’è, così come in tutti i trapianti, ed in questo caso è anche più importante», ha commentato al quotidiano francese Liberation Olivier Bastien dell’Agenzia di Biomedicina. Per questo motivo i medici hanno prescritto farmaci anti rigetto particolarmente aggressivi che potrebbero causare degli effetti collaterali non indifferenti: diabete, insufficienza renale, ipertensione arteriosa, osteoporosi solo per citarne alcuni. Inoltre, come accade ai pazienti che subiscono trapianti di cuore o di rene, i farmaci anti rigetto hanno reso Jerome più fragile e quindi più vulnerabile al rischio di infezioni e tumori.
Attualmente il paziente è in osservazione e sta bene. Nonostante l’intervento sia riuscito, i chirurghi sono ancora prudenti.