Nuovo minimo storico per le nascite che hanno toccato il picco del -2% rispetto al 2016 con solo 464mila nuovi nati. Ѐquanto rileva l’Istat nel suo bilancio demografico 2017. La popolazione residente al 1 gennaio 2018 scende a 60 milioni 494mila. Sempre più spesso, però l’assenza di gravidanze non è una scelta, ma una conseguenza. Di questo […]
Nuovo minimo storico per le nascite che hanno toccato il picco del -2% rispetto al 2016 con solo 464mila nuovi nati. Ѐquanto rileva l’Istat nel suo bilancio demografico 2017. La popolazione residente al 1 gennaio 2018 scende a 60 milioni 494mila. Sempre più spesso, però l’assenza di gravidanze non è una scelta, ma una conseguenza.
Di questo ed altro si parlerà il 23 e il 24 febbraio, presso la Leopolda a Firenze dove si terrà il 1° Congresso Nazionale sulla Procreazione Medicalmente Assistita, organizzato dal Prof. Luca Mencaglia, Medico Specialista in Ginecologia e Ostetricia e Direttore Unità Operativa Complessa Centro PMA USL sud-est Toscana. Tra i focus in programma, le regole italiane ed europee per la donazione di gameti e la diagnosi genetica preimpianto.
«Alla base del calo nascite– spiega il Prof. Luca Mencaglia, Medico Specialista in Ginecologia e Ostetricia e Direttore Unità Operativa Complessa Centro PMA USL sud-est Toscana – vi sono soprattutto problemi sociali, come la carriera o il bisogno di indipendenza, o magari economici, e quindi la donna tende a ritardare la data del primo concepimento. Si tratta di un problema gravissimo, perché sappiamo che già a 30 anni il patrimonio follicolare di una donna è ridotto di oltre il 50%; a 35 anni rimane solo il 20%; a 40 si riduce al 5%.
In fatto di infertilità, non esiste un genere più colpito rispetto all’altro. Le cause più frequenti di infertilità sono divise al 50% tra il maschio e la femmina. Per quanto riguarda il primo, nella maggior parte delle volte la scarsa fertilità è una cosa congenita. Si nasce quindi con un’alterazione che porta ad una minor produzione di spermatozoi. Il 10% dell’infertilità maschile sono causate da testicolo ritenuto, vale a dire quando questo non scende dopo la nascita e rimane nell’addome. Poi ci sono una serie di concause, come stress, inquinamento e fumo, che possono essere cause dirette o secondarie.
Nelle donne, la maggior parte dei problemi è legata all’età. Nell’80% dei casi osservati di infertilità, è l’età a rendere complicata la fertilità. Generalmente dopo i 38 anni il rischio aumenta esponenzialmente. Ultime ricerche hanno stabilito che la data della prima gravidanza si è spostata, dal 1970 ad oggi, dai 22 ai 36 anni.
«Noi per sostituire la nostra generazione ogni donna dovrebbe avere due figli (esattamente 2,1). In questo momento in Italia, invece, siamo a 1,3 – aggiunge il Prof. Mencaglia – . . Questo significa che nel 2050 avremo l’86% di popolazione oltre 80enne, e quindi non attiva da un punto di vista lavorativo. Con conseguenze pericolose anche sul nostro welfare. L’ingresso degli immigrati non cambia molto la situazione: all’inizio vengono con abitudini diverse, con un tasso di gravidanza più alto, ma dopo due anni si adeguano ai nostri tassi perché riscontrano le stesse difficoltà, se non addirittura maggiori».