Salute 27 Febbraio 2018 11:21

Trapianto di rene tra coppie incompatibili: la prima volta in Italia al Gemelli e San Camillo

«Abbiamo abbinato due tecniche diverse per superare l’incompatibilità. Grande dimostrazione di efficienza da parte dei due ospedali romani e delle aziende regionali». Con queste parole il prof. Citterio, alla guida dell’equipe del Gemelli, esprime la sua soddisfazione a Sanità Informazione

Trapianto di rene tra coppie incompatibili: la prima volta in Italia al Gemelli e San Camillo

Donare un organo da vivente è una scelta molto coraggiosa, che deve essere fatta in modo libero, consapevole e informato. Nel caso del trapianto di rene, può succedere che la coppia donatore-ricevente sia incompatibile. Questo è quello che è successo nei due ospedali romani Gemelli e San Camillo, dove sono stati eseguiti con successo due interventi su coppie incompatibili grazie ad una tecnica d’avanguardia impiegata per la prima volta in Italia. Ne abbiamo parlato con il Prof. Citterio, Responsabile del Centro trapianti di Rene dell’Università Cattolica-Policlinico Gemelli di Roma che ha supervisionato la complessa e delicata operazione chirurgica.

Professore, lei ha guidato l’equipe che è riuscita ad effettuare un trapianto di rene con due tecniche alternative. Ci può raccontare, in parole semplici, di cosa si trattato?

«Eravamo di fronte a due coppie incompatibili per un trapianto di rene da vivente: in entrambe, il ricevente presentava degli anticorpi “contro” le caratteristiche genetiche del proprio donatore (anticorpi anti-HLA donatore specifici); un problema che abbiamo risolto “incrociando” le due coppie. In questo modo però la coppia “riformata” era nuovamente incompatibile per la presenza di anticorpi contro il gruppo sanguigno del donatore (trapianto AB0 incompatibile). Tuttavia, l’incompatibilità del gruppo sanguigno è un ostacolo minore rispetto a all’incompatibilità HLA; per cui, in questo caso, è stato possibile “rimuovere” e “ripulire” il sangue del paziente ricevente dagli anticorpi del donatore, in modo da evitare reazioni di rigetto. Abbiamo dunque, per la prima volta in Italia, abbinato due diverse tecniche per risolvere una complessa rete di incompatibilità: il trapianto crociato e la desensibilizzazione ABO. Finora le due tecniche sono state sempre considerate “alternative” e “non complementari”. Noi siamo riusciti a sfruttarle entrambe, questi due trapianti non sarebbero stati possibili in modo diverso. A tre mesi di distanza i due donatori e i due riceventi godono di ottima salute».

Lei è un esperto di trapianto di rene da vivente. Quali sono i rischi per il donatore ed i vantaggi per il ricevente?

«Il “vantaggio” per il donatore è solo quello di far del bene alla persona a cui dona, che spesso è un familiare. Non ha nessun vantaggio fisico, anzi, subisce un intervento chirurgico di cui non ha bisogno. Per questo, deve essere una persona motivata e ben informata su quello che sta facendo. Ѐ un grandissimo atto di generosità. Il grande vantaggio per il ricevente è di tornare ad una vita assolutamente normale».

LEGGI ANCHEFRANCESCO WIRZ, L’ITALIANO CHE HA OPERATO L’UOMO DAI TRE VOLTI: «IN FRANCIA FIDUCIA AI GIOVANI, COSÌ SI FORMANO I CHIRURGHI»

Ci sono rischi per il donatore?

«Il “rischio” a cui si espone il donatore è rappresentato dal fatto che vivrà con un rene solo: questo può diventare un problema nel caso in cui avesse un incidente stradale con lesione del rene o se si sviluppa un tumore nell’unico rene che è rimasto. Per questo, consigliamo di effettuare un’ecografia di controllo annuale: la diagnosi precoce e tempestiva ci permette di intervenire senza togliere il rene. Secondo i dati in nostro possesso, posso dire che i rischi sono limitati a 30 casi ogni 10mila trapianti eseguiti».

E i benefici per il ricevente?

«Sono benefici importanti, perché l’alternativa è quella di vivere in dialisi, il trattamento che provvede a filtrare dal sangue acqua e sostanze tossiche. La dialisi però non è una condizione fisiologica ed alterna fasi di intossicazione-disintossicazione così rapide che a lungo andare comportano un grosso stress per l’organismo, in particolare per il cuore. Le complicazioni cardiache sono un pericolo maggiore rispetto a quelle del trapianto. Inoltre, è inutile dire che la qualità di vita migliora sensibilmente: può lavorare, avere figli, fare quel che vuole, insomma “ricominciare” a condurre una vita perfettamente normale».

Ѐ la prima volta che in Italia si effettua un intervento così complicato e delicato. Oltre alla competenza e professionalità dei medici quali sono gli altri fattori che permettono di arrivare ad un risultato così importante?

 «Le capacità, la preparazione e soprattutto l’esperienza ci hanno permesso di procedere anche qui in Italia con una tecnica che è già utilizzata in Inghilterra e Olanda. Finora, per la medicina italiana l’incompatibilità ABO era un ostacolo al trapianto crociato che invece noi siamo riusciti a portare a buon fine». Tutto ciò è stato reso possibile dalla costante e ben coordinata collaborazione tra la nostra equipe, il San Camillo di Roma – dove è stato eseguito l’altro trapianto – il Centro Regionale Trapianti, l’Unità Operativa di Emotrasfusione del Gemelli, il laboratorio di Tipizzazione Tissutale HLA e Immunologia dei Trapianti del Centro Regionale Trapianti e l’ARES 118. Gli interventi, infatti, sono partiti contemporaneamente ed in brevissimo tempo gli organi sono stati trasferiti da un ospedale all’altro: tutto ha funzionato perfettamente, non ci sono stati tempi morti, attese né problemi. Devo riconoscere che è stata una dimostrazione di grande efficienza da parte dei due ospedali e delle aziende regionali».

LEGGI ANCHE: VALERIO MASTANDREA: «RACCONTO LA BUONA SANITÀ PUBBLICA DA DIFENDERE E GARANTIRE A TUTTI»

Sappiamo che la formazione dei giovani infermieri è fondamentale nell’attività trapiantologica. In linea di massima, le università italiane forniscono adeguate competenze tecnico-professionali e riescono a competere a livello internazionale?

«Sì, è estremamente importante formare professionisti dal punto di vista del coordinamento infermieristico di tutta l’attività trapiantologica. Io direi che le università italiane offrono una formazione valida ed adeguata per quel che riguarda la capacità organizzativa. Abbiamo sicuramente ancora molto da imparare da gran parte dei centri esteri dove c’è un maggior impegno e interesse da parte delle istituzioni ad innalzare gli standard qualitativi del sistema di istruzione e di formazione».

A un giovane medico che si affaccia alla professione oggi e qui in Italia, lei cosa si sente di dire?

«La medicina sta diventando sempre più specialistica: la specializzazione è una tappa formativa obbligatoria per poter lavorare all’interno del sistema sanitario nazionale. Io penso che uno studente debba capire quale sia l’interesse che ha e seguire la vocazione fino in fondo, individuando le strutture formative adatte e all’altezza, non fermandosi di fronte a opportunità di breve periodo».

Articoli correlati
Ogni anno di studio aumenta l’aspettativa di vita
Ogni anno trascorso a scuola o all’università migliora l’aspettativa di vita. Al contrario non frequentare ha tassi di mortalità pari al fumare o al bere molto. Almeno questo è quanto emerso dal primo studio sistematico che collega direttamente l’istruzione al guadagno in longevità, pubblicato sulla rivista The Lancet Public Health
Sclerosi multipla: trapianto di staminali cerebrali sicuro e duraturo
Il trapianto di cellule staminali cerebrali in pazienti affetti da sclerosi multipla secondaria progressiva è sicuro, molto ben tollerato e con possibili effetti duraturi e protettivi da ulteriori danni al cervello dei pazienti. È questo quanto emerge dallo studio coordinato dall’Ospedale IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo e ideato da Angelo Vescovi dell’Università di Milano – Bicocca. I risultati di questa sperimentazione clinica di fase 1 sono stati pubblicati in copertina sulla rivista Cell Stem Cell
Midollo osseo, la guerra non ferma i trapianti: 5 donazioni tra Italia, Israele e Ucraina
I conflitti in Medio Oriente e in Ucraina non fermano le donazioni e i trapianti di midollo osseo. Sono stati ben cinque i prelievi di cellule-salva vita coordinati dal nostro paese nonostante le difficoltà logistiche connesse alle crisi internazionali
di V.A.
Il CNT operativo compie 10 anni. In Italia 1 trapianto ogni 2 ore e mezza
Compie dieci anni il CNT operativo, la struttura del Centro nazionale trapianti attiva 24 ore su 24 che si occupa dell’assegnazione degli organi e del coordinamento dei prelievi per tutti i programmi nazionali di trapianti. Alla cerimonia ha preso parte il ministro della Salute Orazio Schillaci
Sclerosi multipla, la terapia con cellule staminali può rallentare la progressione della malattia recidivante
Un gruppo di ricercatori svedesi ha valutata la sicurezza e l’efficacia della terapia con cellule staminali quando utilizzata come trattamento di routine piuttosto che in condizioni di sperimentazione clinica. I risultati sono stati pubblicati sul Journal of Neurology Neurosurgery & Psychiatry
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Advocacy e Associazioni

Percorso Regolatorio farmaci Aifa: i pazienti devono partecipare ai processi decisionali. Presentato il progetto InPags

Attraverso il progetto InPags, coordinato da Rarelab, discussi 5 dei possibili punti da sviluppare per definire criteri e modalità. Obiettivo colmare il gap tra Italia e altri Paesi europei in ...
Advocacy e Associazioni

Disability Card: “Una nuova frontiera europea per i diritti delle persone con disabilità”. A che punto siamo

La Disability Card e l'European Parking Card sono strumenti che mirano a facilitare l'accesso ai servizi e a uniformare i diritti in tutta Europa. L'intervista all'avvocato Giovanni Paolo Sperti, seg...
Sanità

I migliori ospedali d’Italia? Sul podio Careggi, l’Aou Marche e l’Humanitas di Rozzano

A fotografare le performance di 1.363 ospedali pubblici e privati nel 2023 è il Programma nazionale sititi di Agenas. Il nuovo report mostra un aumento dei  ricoveri programmati e diu...