A due mesi dal provocatorio cartello “Vietato ammalarsi e morire”, il primo cittadino del Comune dell’entroterra ligure continua la sua battaglia: «Il supplente viene nel nostro paese due ore a settimana, quando va via siamo senza presenza sanitaria». E chiede il ripristino della condotta
Aveva fatto affiggere un cartello fuori dal Municipio con la scritta “Vietato ammalarsi e morire”. Una provocazione, che nelle intenzioni di Giovanni Isola, sindaco di Rovegno, nel cuore della Val Trebbia in provincia di Genova, doveva servire a portare l’attenzione sul problema di un paese, il suo, rimasto senza medico generico. Non sembra però essere cambiato molto a due mesi dall’iniziativa con cui si invitava, non senza ironia, la cittadinanza ad «adottare tutte le precauzioni possibili, ed anche le impossibili al fine di preservare le proprie difese immunitarie per non incorrere in situazioni infettivologiche nei periodi non coperti ad oggi dalla figura medicale professionale incaricata dall’Asl».
«Sono indignato e preoccupato – spiega Isola – Non riesco a capire come sia potuto succedere che al Ministero della Salute non si siano accorti di quello che sta accadendo. È stato un disastro aver tolto la condotta così che un medico non è obbligato a vivere sul territorio».
Ora a Rovegno c’è un medico supplente iraniano, «una bravissima persona» sottolinea il primo cittadino, con l’arduo compito di servire 7 comuni in 13 ore a settimana. «In pratica resta circa due ore a settimana a Rovegno, e quando va via rimaniamo senza presenza sanitaria. Per questo ho scritto “vietato ammalarsi”», afferma Isola.
Il medico si sposta lungo la Val Trebbia: oltre a Rovegno serve i comuni di Fascia, Fontanigorda, Gorreto, Torriglia, Montebruno, Propata, Rondanina. Mentre la notte e nel week-end tocca alla guardia medica, che però ha base a Toriglia, a 20 chilometri da Rovegno. «Noi siamo nell’entroterra, avevamo ancora ieri il ghiaccio sulle strade. Quando c’è neve ci vogliono 40 minuti da Toriglia, sempre che ci si riesca a muovere. Questo non possiamo più accettarlo, non siamo cittadini di serie B».
Isola è pronto a invitare a Rovegno il prossimo Ministro della Salute, di qualsiasi partito sia, per prendere coscienza del problema. «Chiedo – spiega il vulcanico sindaco – che venga ripristinata con urgenza la ‘condotta’. È necessario che i medici prendano la residenza, bisogna stare sul territorio come una volta. È giusto che il medico sia pagato per le ore che fa, vanno bene le 13 ore. Ma se domani c’è un’emergenza, un medico che vive sul territorio può intervenire perché ha una sua etica professionale».
Il primo cittadino non rinnega la scelta di affiggere il provocatorio manifesto, anche se non tutti hanno apprezzato: «Non ho ricevuto nessuna solidarietà dai sindaci, quelli locali mi hanno detto che ho fatto troppo casino. Mi hanno persino minacciato di denuncia per procurato allarme per il manifesto “vietato morire”. Ma io sarei felice di essere denunciato. Il manifesto serviva per attirare l’attenzione del Ministro della Salute. La denuncia sarebbe come una freccia rossa. Io sono un combattente».
Il sindaco ha intenzione di non mollare e continuerà la sua battaglia per avere un medico di base residente a Rovegno. «Adesso sto aspettando il direttore generale dell’Asl genovese con il quale ho avuto un confronto costruttivo per sapere a che punto siamo. Il comune di Rovegno mette a disposizione del medico l’appartamento. Gli paghiamo l’affitto. Ha un appartamento nuovo, fiammante a disposizione». La questione, c’è da scommetterci, non finirà qui.