Il presidente denuncia le disuguaglianze nella salute tra nord e sud: «Come medico non posso accettare che un milione e duecentomila italiani abbiano rinunciato a una terapia o a un esame diagnostico perché non potevano permetterselo». Nel suo discorso un passaggio contro la violenza agli operatori sanitari e contro il ‘gender gap’ che penalizza ancora le colleghe donne
Una dura denuncia delle disuguaglianze di salute tra Nord e Sud Italia. E la convocazione degli Stati Generali della professione medica. Questi i punti salienti della relazione del Presidente della Fnomceo Filippo Anelli al Consiglio nazionale della Federazione degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri che si è svolto il 24 marzo a Roma.
«È il tempo di indire gli Stati generali della professione medica. È il tempo di attivarci, di essere concreti e di avviare un confronto con tutta la professione, coinvolgendo l’intera società civile», ha affermato Anelli all’assemblea dei 106 presidenti degli Ordini provinciali.
Un appello a «lavorare tutti insieme» per creare «un grande evento politico», «un avvenimento attraverso il quale la professione decide cosa fare. Decide il proprio destino». Un’occasione per denunciare le prime «rughe» del Servizio Sanitario nazionale che quest’anno compie 40 anni e che spesso non riesce più a garantire appieno uguaglianza equità e solidarietà nell’accesso alle cure. «Come medico non posso accettare che un milione e duecentomila italiani abbiano rinunciato a una terapia o a un esame diagnostico perché non potevano permetterselo», si è indignato Anelli.
Un’ampia denuncia quella del Presidente dei medici italiani, contro le disuguaglianze di salute tra Nord e Sud Italia ma anche contro la violenza agli operatori sanitari e contro il ‘gender gap’ che penalizza ancora le colleghe donne. Sono 159.669 i medici donna oggi in Italia, 11.825 le odontoiatre, 4.439 le professioniste iscritte a entrambi gli albi. In totale quasi 176mila professioniste, che, in tutte le fasce di età sotto i cinquant’anni, hanno ‘sorpassato’ per numero i colleghi uomini. E la forbice è tanto più evidente tra le generazioni più giovani. «Eppure – sottolinea Anelli – rappresentano ancora una parte che viene penalizzata, nella professione medica come in altri ambiti». Le donne presidenti di Ordine dei medici sono 11 su 106, mentre le presidenti Cao (Commissione albo odontoiatri) sono appena 5. Esiste quindi, oltre al divario retributivo, anche un problema di rappresentatività delle donne negli Ordini e in Fnomceo. Per questo è stato istituito dal Comitato Centrale, di comune accordo, un tavolo permanente di confronto tra l’esecutivo nazionale e le Presidenti Omceo e Cao.
Anelli ha poi puntato il dito contro le riforme degli anni ‘90 che hanno introdotto «meccanismi di carattere manageriale sostituendo gli obiettivi di salute con obiettivi economici: hanno trasformato il Ssn in un’azienda e dato rilievo a figure manageriali a discapito dei medici e degli operatori sanitari. Il rapporto tra medico e cittadino è stato minato dall’introduzione delle leggi di mercato, che hanno trasformato la salute in un prodotto».