Coinvolti circa 64mila medici, dei quali 45mila medici di famiglia. Tra i punti chiave la velocizzazione dell’accesso alla professione dei giovani medici e l’aumento dell’intensità assistenziale attraverso diagnostica di primo livello negli studi. Scotti: «Resta il nodo delle borse di studio»
La trattativa per il rinnovo della convenzione di medicina generale è giunta finalmente al termine dopo mesi di trattative. I sindacati (Fimmg, Snami, Cisl Medici, Fp Cgil Medici, Simet, Sumai) e la Sisac hanno firmato l’Accordo collettivo nazionale che prevede il riconoscimento degli arretrati economici per tutti i settori: medici di famiglia, di continuità assistenziale, di emergenza sanitaria territoriale e dei servizi territoriali. E valorizza il ruolo della medicina generale che, come sottolinea la Fimmg, viene riconosciuta «come soggetto di riferimento per rispondere alle richieste di salute dei cittadini italiani garantendo la sostenibilità del SSN».
Resta fuori dall’accordo il sindacato Smi che deciderà se apporre una firma tecnica dopo la riunione del Consiglio nazionale: «Dietro il paravento di un atto dovuto – spiega Pina Onotri, segretario generale Smi -, il riconoscimento degli arretrati, si modificano aspetti normativi importanti. Intanto si definisce in senso punitivo e confuso il ruolo dei medici, rispetto ai piani nazionali sulla cronicità, i vaccini, e il governo delle liste di attesa. Inaccettabile. Quindi, non si precisano correttamente i criteri di assegnazione degli incarichi provvisori. Infine, si mette in discussione il diritto allo sciopero depotenziandolo».
ACN MEDICINA GENERALE: IL TESTO INTEGRALE
La nuova convenzione porterà nella busta paga dei medici il recupero degli arretrati economici per tutte le voci relativi al periodo 2010-17, pari ad un importo che varia dai 4mila ai 9mila euro. Le somme saranno versate in due tranche, a partire da maggio. La convenzione della medicina generale riguarda complessivamente circa 64mila medici, dei quali 45mila medici di famiglia,13mila medici di continuità assistenziale, 4-5mila medici dell’emergenza sanitaria 118 e circa mille medici dei servizi tra i quali i medici dei centri vaccini.
Tra i punti chiave la velocizzazione dell’accesso alla professione dei giovani medici e indirizzi per accordi regionali che abbiano come obiettivo un aumento dell’intensità assistenziale attraverso diagnostica di primo livello negli studi, riconoscimento del ruolo centrale del medico di famiglia nella gestione del paziente cronico e quello attivo nelle vaccinazioni e partecipazione al governo delle liste d’attesa. Per le donne in gravidanza è stato stabilito che l’astensione obbligatoria per maternità non determini un ritardo nell’inserimento nella graduatoria. Si è previsto inoltre che le attività di continuità assistenziale vengano svolte in sedi idonee, munite ad esempio di telecamere o meccanismi di allarme personali da parte del medico, a garantire la sicurezza.
Il Segretario nazionale della Fimmg Silvestro Scotti esprime soddisfazione: «È stato un gioco di squadra tra Ministero, Regioni e sindacato che ha consentito di prevedere particolari tutele per le colleghe in gravidanza e per i giovani che acquisiscono il titolo di formazione specifica. Si è previsto inoltre che le attività di continuità assistenziale vengano svolte in sedi idonee a garantire la sicurezza soprattutto delle colleghe, cominciando a mantenere così una promessa che ci eravamo fatti al nostro ultimo Congresso».
Resta ancora da sciogliere il nodo dell’aumento delle borse di studio per il corso di medicina generale, un passaggio chiave per garantire la formazione di un numero maggiore di medici di base e porre rimedio all‘emergenza che si verrà a creare nei prossimi anni a causa dei numerosi pensionamenti.
«Non sono solo buone notizie – spiega Scotti – poiché quello che era sembrato risolvibile nel breve tempo, ovvero un aumento del numero delle borse attraverso l’uso dei fondi di piano finalizzati dal Ministero della Salute a questo scopo, pare sia bloccato per opposizione di una sola Regione. Ricordiamo a questa Regione che velocizzare l’accesso senza formare nuovi medici peggiorerà la situazione, rendendo l’emergenza un fatto di sua esclusiva responsabilità. Sul proseguo delle trattative saremo inamovibili, soprattutto sul tema della assistenza penitenziaria che non possiamo caricare sui numeri del diploma in Medicina Generale quali quelli della programmazione attuale, per cui chi prende queste decisioni forse sta sottovalutando il problema che, nel caso dei detenuti, potrebbe addirittura diventare drammatico. Vogliamo però essere ancora ottimisti, anche perchè siamo in un momento di nuovo assestamento del panorama politico nazionale, – conclude Scotti – e trovate le giuste misure noi proseguiremo il dialogo con le Regioni e con la compagine governativa che si andrà a costituire per un percorso di rinnovamento che mantenga però sempre lo stesso impegno e lo stesso sguardo rivolto all’interesse del cittadino e alla difesa costituzionale della sua salute».