Tra le richieste al Governo una programmazione adeguata per l’accesso alle Facoltà e ai corsi di specializzazione
Non si fermano i Giovani Medici del Sigm, che, proprio oggi, sono di nuovo scesi in piazza, a Montecitorio, per manifestare il proprio dissenso. Una mobilitazione nazionale al grido di Merito e Trasparenza: è questo quello che chiedono i novelli camici bianchi alla politica, per quanto riguarda la programmazione, la formazione, e il lavoro.
Questa volta nel mirino dei manifestanti ci sono istanze articolate e complementari; si parte dalla richiesta di programmare adeguatamente – e realisticamente – il fabbisogno di professionisti sanitari, riequilibrando gli accessi alla formazione e risanando il gap tra domanda e offerta di lavoro, come già fatto dagli altri Paesi europei. Per tendere a questo risultato, sarà necessario un perfezionamento ed una razionalizzazione del sistema “numero chiuso” – attuale criterio di selezione per l’accesso ai corsi di laurea in Medicina: un obiettivo condiviso anche da Federspecializzandi, per migliorare un sistema che ad oggi presenta non poche criticità, e che andrebbe rivisto – ad esempio – orientando i giovani sulla base di un approccio vocazionale, a partire dalle scuole superiori, onde evitare un sovraffollamento “non consapevole” dei corsi di studio. Un altro punto caldo è quello relativo all’urgente necessità di reperire fondi adeguati per la formazione post laurea; la buona notizia è che il Ministero dell’Istruzione ha annunciato di aver trovato risorse, e il Decreto Irpef in discussione al Senato appare uno strumento normativo adeguato per incardinare le richieste dei giovani medici. A seguito dei due emendamenti presentati dal Sigm, l’auspicio è che il Governo li supporti, o che presenti a sua volta un emendamento analogo.
Il nuovo modello formativo dovrà prevedere reti integrate, costruite con strutture identificate in modo trasparente a mezzo di indicatori di performance, per garantirne il livello qualitativo. Infine, i giovani medici si battono per l’immediato sblocco del turn over e l’eliminazione del criterio unico dell’anzianità per la progressione di carriera: largo alla meritocrazia, insomma, per valorizzare i nuovi talenti e favorirne la maturazione professionale, in nome di un Servizio sanitario nazionale più equo, più credibile, più trasparente.