«Serve una maggiore prevenzione, l’arma più efficace per sconfiggere questi nuovi nemici». L’appello del Professore di gastroenterologia dell’Università Sapienza di Roma e nuovo Presidente della Società Italiana di Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva
«Nel 2030 i tumori del pancreas, delle vie biliari e del fegato supereranno per incidenza e prevalenza il cancro del colon retto e di altri tumori già molto diffusi, come quello del polmone». A lanciare l’allarme è Domenico Alvaro, Professore di gastroenterologia dell’Università Sapienza di Roma e nuovo Presidente della Società Italiana di Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva (Sige).
«Lo studio messo a punto negli Stati Uniti – ha sottolineato il Professore – non lascia spazio all’immaginazione. Le proiezioni degli scienziati parlano chiaro: serve una maggiore prevenzione, l’arma più efficace per sconfiggere questi nuovi nemici».
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Presidente Alvaro, tra i tumori che colpiscono l’apparato digerente, lei ne ha citati tre in particolare: pancreas, vie biliari e fegato. Perché fanno più paura degli altri?
«Sono tumori dalla prognosi infausta, perché diagnosticati, quasi sempre, in una fase troppo avanzata della malattia. L’incidenza di altri tumori dell’apparato digerente, come quello del colon e dello stomaco, grazie alle acquisizioni scientifiche degli ultimi anni e agli screening di prevenzione oggi a disposizione, tende a stabilizzarsi, se non addirittura a ridursi».
Ci sono dei campanelli di allarme, dei sintomi a cui prestare attenzione per sperare in una diagnosi precoce?
«Purtroppo la risposta è negativa. Spesso, i primi sintomi dei tumori al pancreas e alle vie biliari arrivano in una fase tardiva della malattia. La soluzione è la prevenzione. La diagnosi precoce è l’unica strategia possibile per arrivare ad una guarigione».
Quante possibilità ci sono di vincere una battaglia simile?
«Le percentuali di guarigione dipendono dal momento della diagnosi: più lo stadio della malattia è avanzato, più sarà difficile sconfiggere il cancro. Le variazioni, in termini percentuali, sono davvero notevoli. Le statistiche attuali dimostrano che per i tumori delle vie biliari la possibilità di guarigione, a cinque anni dall’esordio della malattia, non supera il 5-10%. Ma gli stessi dati ci mostrano anche quei casi, seppur rari, in cui grazie ad una diagnosi precoce, a cinque anni dalla malattia, 5-6 pazienti su 10 sono sopravvissuti. È su questi risultati che dobbiamo puntare. E non mi stancherò mai di ripeterlo: sarà possibile farlo solo quando anche per i tumori di pancreas, fegato e vie biliari saranno promossi screening di prevenzioni paragonabili a quelli oggi a disposizione per le altre forme di cancro».