«Siamo impreparati alla polimorbidità, bisognerebbe insegnare ‘polipatologia’». Il Direttore dell’Istituto Mario Negri di Milano dà la sua ricetta per invecchiare bene: «Pochi farmaci, alimentazione moderata e vita sociale»
Viviamo di più, ma sempre meno in salute: chi nasce in Italia è “condannato” ad un’aspettativa di vita sana tra le più basse d’Europa. Le cause? Ce le spiega Silvio Garattini, Direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano, tra i relatori più eminenti intervenuti al Congresso Nazionale di Medicina e Pseudoscienza “Salute ed alimentazione, tra scienza, falsi miti e bufale 2.0.”, promosso ed organizzato dal gruppo C1V a Roma.
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«L’attesa di vita alla nascita – ha detto il Direttore Garattini – è senz’altro aumentata se si pensa che nel 1900 era di 46 anni e oggi è di quasi 80 anni per il maschio e circa 85 per la femmina. Ma quando diamo questi dati non bisogna dimenticare che, statisticamente parlando, gli ultimi 10 anni della vita non sono di buona qualità. Dal punto di vista qualitativo dell’esistenza l’Italia è la peggiore d’Europa».
Un primato che, di certo, non onora il Belpaese. «È su questo punto – ha aggiunto Garattini – che bisogna intervenire. Questa cattiva qualità di vita è causata da un accumulo di malattie. Mentre prima le patologie erano singole, oggi assistiamo a quella che viene definita la polimorbidità, cioè gli anziani sono affetti da molte malattie contemporaneamente. Una situazione che ci pone dinanzi a nuovi problemi». Difficoltà di fronte alle quali l’Italia appare del tutto impreparata: «Ancora oggi all’università – ha continuato il Direttore dell’Istituto Mario Negri – non esistono insegnamenti di “polipatologia”. È una delle grandi esigenze del sistema formativo del nostro Paese».
Curare non basta. Come diceva un vecchio detto “prevenire è meglio”. Ne è convinto anche Silvio Garattini: «Oggi – ha detto – si discute molto di sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale. Questo Servizio è un bene straordinario. E solo le persone anziane ne sono davvero consapevoli. I giovani non hanno vissuto il periodo in cui non era ancora stato istituito e, quindi, non possono fare paragoni. Ma se da un lato il nostro Ssn ha tanti meriti, dall’altro ha anche una grande carenza: non aver capito che bisogna investire risorse in prevenzione, perché solo la prevenzione è in grado di aiutare a dilazionare nel tempo le malattie e, quindi, a diminuire gli interventi di cura». Ma la colpa non è solo delle Istituzioni. La prevenzione non è un compito esclusivo di professionisti della sanità o della classe dirigente: «Questa prevenzione – ha sottolineato Garattini – richiede la partecipazione di tutti».
E allora, anche i singoli individui devono fare la propria parte, magari cominciando a seguire proprio i suggerimenti del maestro. Silvio Garattini – classe 1928, scienziato, ricercatore, medico e docente nel pieno della sua attività – non è solo uno dei massimi esperti in materia, ma anche un esempio in carne ed ossa di “sano invecchiamento”. «I miei consigli per una vecchiaia in salute? Prendere il minor numero di farmaci possibili, non assumere inutili integratori, non fumare, non eccedere con l’alcol, avere un’alimentazione varia e, soprattutto, moderata. Ancora, fare esercizio, non solo fisico, ma anche intellettuale, e dormire: una quantità giusta di sonno permette di riabilitare la nostra attività. E poi – ha concluso – avere relazioni con gli altri. La vita sociale aiuta a vivere meglio e più a lungo. Agendo seguendo questi principi seguiremo il nostro interesse e quello della nostra salute». Parola di Garattini.