Oggi e domani a rischio servizi non essenziali in ospedali, ambulatori e Asl. Il Presidente del sindacato della categoria Antonio De Palma: «L’ipotesi di contratto per il comparto sanità non dà alcuna risposta agli infermieri. Chiediamo la riapertura delle contrattazioni»
A meno di un mese dall’ultimo sciopero, gli infermieri tornano ad incrociare le braccia. Il motivo è lo stesso: il contratto del comparto sanità che «non dà nessuna risposta agli infermieri», come recita un volantino del sindacato della categoria Nursing Up, tra i promotori, insieme a Nursind, della protesta. Protesta che, questa volta, sarà di 48 ore. Oggi e domani, infatti, è possibile riscontrare disagi in ospedali, ambulatori e Asl nell’erogazione dei servizi non essenziali.
E dopo aver denunciato il fatto che alcune aziende sanitarie ed ospedaliere, abbiano imposto agli infermieri l’adesione completa alle 48 ore di protesta, invece di lasciare loro la libera scelta se assentarsi per un solo turno, «utilizzando come deterrente per lo sciopero la minaccia di togliere due giorni di stipendio», Nursing Up smentisce in una nota la notizia relativa al parere positivo del Governo alla bozza del Ccnl: «Altro che via libera. Il Governo, accogliendo nell’ultimo Cdm il parere espresso dal ministero dell’Economia al testo dell’ipotesi di Ccnl, ha in sostanza detto all’Aran (e ha chi ha lavorato al contratto) che non è possibile procedere al via libera al nuovo contratto senza accogliere la richiesta di chiarimenti su aspetti importanti del testo. E le modifiche richieste all’Aran sono tutt’altro che formali, riguardano le risorse e vanno alla sostanza dell’ipotesi contrattuale». Le risorse messe a disposizione dalle Regioni non sarebbero infatti sufficienti a coprire quanto previsto dal Ccnl e Nursing Up chiede la riapertura della contrattazione. In particolare, sono diversi i nodi da sciogliere per attestare la compatibilità economico-finanziaria dell’ipotesi di contratto, elencati in una nota del sindacato.
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Nell’articolo 75 che prevede la struttura della retribuzione e articolo 80 su fondo di condizioni di lavoro ed incarichi, secondo il Mef vi è un’incongruenza nella misura comune dell’indennità di qualificazione, che da una parte viene ricompresa nello stipendio tabellare iniziale, dall’altra parte nei valori dei nuovi stipendi tabellari.
Il Mef solleva poi delle perplessità e vuole chiarimenti sull’articolo 16 che riguarda gli incarichi di funzione per il personale del ruolo sanitario e anche gli assistenti sociali (che non fanno parte delle professioni sanitarie), perché in contrasto con la legge prevede 43/2006, che prevede incarichi di funzione solo per le professioni sanitarie.
Il Ministero di via XX Settembre dice poi che bisogna chiarire in relazione al contenuto degli incarichi di organizzazione per il personale amministrativo, se si tratta o meno di incarichi non di coordinamento. E ancora, per quanto riguarda l’istituzione e gradazione degli incarichi di funzione il Mef dice che la nuova organizzazione prevede uno stravolgimento del sistema degli incarichi senza che vi sia un’indicazione delle risorse disponibili. Nell’ipotesi di Ccnl questi incarichi di funzione sono conferiti nei limiti delle risorse disponibili in fondi aziendali che già esistono, il Fondo condizioni di lavoro ed incarichi. Ma questa previsione, secondo i tecnici del Mef, non è in linea con l’atto di indirizzo del 27 luglio 2017 del Comitato di Settore.
Infine, il Governo non si limita a chiedere chiarimenti, ma modifiche all’articolo 81 Fondo premialità e fasce, ritenendo che «le previsioni ivi contenute non appaiono in linea né con l’atto d’indirizzo del 27 luglio 2017, che prevede la possibilità di far ricorso a dette risorse ove sussistano le condizioni di compatibilità finanziarie ed il rispetto delle disposizioni vigenti in materia di contenimento delle spese di personale», né con quello integrativo che destina alla contrattazione per l’anno 2018 «risorse inferiori rispetto a quelle previste per i restanti comparti a motivo dell’asserita insufficienza di risorse per il finanziamento complessivo del Ssn».
Ma, oltre a questo, perché gli infermieri stanno scioperando? A spiegarlo è lo stesso Antonio De Palma, Presidente di Nursing Up, in un lungo post su Facebook: «Scioperiamo per pretendere retribuzioni dignitose; contro quei sindacati talmente corrotti che trattano i lavoratori come merce di scambio; contro un contratto che emargina gli infermieri e le altre professioni sanitarie giuridicamente affini e che indennizza ogni ora del nostro lavoro notturno con 2,74 euro lordi. Scioperiamo non dal lavoro (che vogliamo svolgere con dignità) ma dalle condizioni da gregari in cui ci costringono a vivere ogni giorno: sfruttamento, prepotenza e scoraggiamento. Scioperiamo perché in Italia ci sono infermieri sottoposti a turni talmente massacranti che non trovano più nemmeno il tempo per ribellarsi. Scioperiamo perché il nostro SSN oggi, senza il nostro aiuto, è destinato a soffocare».
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