L’intervista a Edoardo Altomare, medico, scrittore e divulgatore scientifico
La magia per curare i malanni. Giunge dal Medioevo la credenza che forze soprannaturali potessero influenzare lo stato di salute dell’essere umano. Questa convinzione, radicata nella cultura di molti popoli, tutt’oggi, nonostante l’evoluzione e il progresso delle società, persiste in molte comunità rinfocolando continuamente l’antica contrapposizione tra medicina tradizionale e metodi ‘alternativi’. Su questo tema la comunità scientifica s’interroga di frequente dando vita a dibattitti e campagne informative finalizzati a guidare il cittadino nell’imboccare la strada più sicura. «Vi spiego da dove nasce il ‘pensiero magico’» così Edoardo Altomare, medico, divulgatore scientifico e scrittore, definisce quelle pratiche alternative alla scienza a cui, nel corso della sua carriera, ha dedicato numerosi saggi ed articoli di approfondimento.
«Il pensiero magico ispira molte delle medicine cosiddette alternative. Ma di fatto cosa significa pensiero magico? Parte dalla fede, cioè da quella fiducia in una forza sovrumana, soprannaturale ma non divina, che possa aiutare a risolvere – come d’incanto – con delle scorciatoie miracolose, dei problemi che hanno invece una natura spesso organica. Questa convinzione può non essere dannosa quando si tratta di patologie o disfunzioni ‘dolci’ che possono essere trattate con medicine altrettanto dolci, ma quando occorre trattare malattie serie, è ovvio che il ricorso alla medicina alternativa è fallace ed è molto rischioso per la salute».
«Voglio fare un esempio per chiarire il mio pensiero – prosegue il Professore -, in oncologia non si può assolutamente derogare dal trattare delle patologie così serie con delle medicine di provata efficacia; noi medici abbiamo l’obbligo di assicurare sempre ai nostri pazienti il miglior trattamento disponibile. In questi casi il ricorso alla medicina ortodossa e tradizionale come la chemioterapia, la radioterapia e la chirurgia è assolutamente opportuno. Poi che il paziente possa sentire la necessità d’intervenire con forme integrative complementari che possano essergli di giovamento per la sua salute psicologica, questo credo sia lecito. Solo in questo caso e su queste basi, ritengo che una medicina integrata sia ragionevole».