E intanto in Italia i laureati stentano a trovare lavoro nonostante l’Anaao Assomed denunci carenze d’organico
Tra sei anni l’Europa perderà un milione di operatori sanitari. Ciò significa che il 15 per cento circa della domanda di assistenza sanitaria rimarrà senza alcuna copertura. Non è solo un’ipotesi, ma una certezza che diventerà realtà nel caso in cui non verranno adottate misure forti e decise a livello comunitario per impedire che ciò avvenga. È scritto nero su bianco sul rapporto “Health Workers 4 all”, finanziato dalla stessa Unione europea.
A causa delle politiche di austerity imposte agli Stati membri per fronteggiare la crisi tra il 2009 ed il 2011, i sistemi sanitari europei hanno subìto rimodulazioni della spesa che hanno portato a tagli del numero di operatori. Ciò significa che oggi dobbiamo fare i conti con una preoccupante mancanza di personale qualificato che potrebbe peggiorare con il passare del tempo per almeno due motivi: primo, si va verso un progressivo invecchiamento della popolazione, con conseguente aumento della richiesta di servizi sanitari; secondo, molti dei camici bianchi e degli infermieri che oggi operano andranno in pensione.
I tagli causano però anche una diminuzione della qualità delle condizioni in cui si trovano a lavorare sia medici che infermieri. Gli ospedali europei, dunque, risultano oggi molto meno attrattivi, con conseguente aumento delle difficoltà nel trovare le professionalità necessarie per far funzionare a pieno regime le strutture.
Troppi buchi in organico, insomma, che si è cercato di coprire attraverso l’assunzione di personale extracomunitario. Il problema, però, è che questo dato è in calo. Il motivo principale di questo fenomeno è che l’Europa, a causa della stretta sulla spesa sanitaria, risulta oggi molto meno attrattiva rispetto ad altre realtà internazionali. Per questo motivo i camici bianchi comunitari ed extracomunitari lasciano il vecchio continente per lavorare in Paesi come Canada e Stati Uniti.
Questa la situazione europea. E in Italia? Oltre alle criticità comuni a tutti gli Stati membri, un’indagine effettuata da Almalaurea mostra come nel nostro Paese siano in costante calo le percentuali degli operatori sanitari che trovano lavoro ad un anno dal conseguimento della laurea. Ma non basta, perché secondo uno studio firmato da Anaao Assomed, nel 2024 il nostro SSN avrà una carenza di personale che raggiungerà cifre esorbitanti: mancheranno all’appello – salvo ovviamente inversioni di rotta – 3mila pediatri, 1.800 internisti, 500 ginecologi e 900 chirurghi.
“Ciò che manca in Italia – spiegano dall’Associazione Italiana Giovani Medici – è una corretta programmazione del fabbisogno di professionalità mediche”, da realizzarsi con una visione prospettica che “documenta differenti scenari di salute rispetto al passato”.