Nel mirino i criteri di accesso al corso di laurea. S’infervora il dibattito sul numero chiuso
E‘ una protesta trasversale e compatta, che investe il nord e il sud del Paese, da Genova a Catania passando per Pisa, Roma e Bari.
Per gli aspiranti camici bianchi, che si apprestano ad affrontare i test di accesso ai corsi di laurea in Medicina, il tempo per prepararsi ai quiz stringe: quest’anno, infatti, le date dei test sono state anticipate all’8 aprile per le facoltà di Medicina e Chirurgia e di Odontoiatria e Protesi dentaria, al 29 aprile per Medicina e Chirurgia in lingua inglese, e al 3 settembre per le Professioni sanitarie.
Tutto ciò mentre il dibattito sull’opportunità di eliminare il sistema del “numero chiuso” è più che mai caldo: i posti disponibili per il prossimo anno accademico, infatti, saranno molti meno rispetto agli scorsi anni, nonostante un recente intervento ministeriale abbia in parte mitigato questo inconveniente. La questione impone una seria riflessione sull’opportunità dell’accesso programmato, anche alla luce del significativo calo del numero dei candidati, scoraggiati da criteri di selezione così restrittivi: è sensato porre un limite al numero di potenziali medici in un Paese, come il nostro, che risente della mancanza di professionisti sanitari, tanto da andare a ricercarli all’estero?
La protesta si muove su più fronti: da un lato ci sono i fautori del no al numero chiuso, come il portavoce di Link Coordinamento Universitario, Alberto Campailla, il quale argomenta: “Non è veritiero sostenere che l’accesso programmato vada di pari passo con la qualità della didattica: in Italia e fuori, i laureati che provengono da corsi ‘aperti’ e cercano lavoro all’estero sono competitivi come quelli che escono da corsi di laurea ‘chiusi’. In compenso – continua Campailla – ad oggi le politiche di definanziamento hanno escluso dall’università quasi 10mila studenti e costretto molti ad andare all’estero per laurearsi”.
Di diverso avviso sono i Giovani Medici della Sigm. Per il presidente Walter Mazzucco, infatti, il numero chiuso non si discute, purché venga rivista la natura dei quiz: “Si sostiene l’idea di un tavolo interministeriale che discuta una revisione dei criteri dei quiz, ma non del ‘numero chiuso’. Quest’ultimo, infatti, garantisce una corretta programmazione ed una preparazione del professionista altrimenti impensabile”.
Il tema ha inevitabilmente risvolti giuridici: sono numerosi, infatti, i ricorsi proposti al TAR da parte di studenti esclusi dai test, e poi riammessi con ordinanza.