La medicina rigenerativa è nata negli anni ’90 e l’Italia è stata tra i primi a fare ingegneria tessutale. La disciplina è passata attraverso una complessa evoluzione, contaminata anche da modifiche a livello legislativo e dal progresso tecnologico, fino a raggiungere oggi una nuova generazione di impianti che può migliorare la qualità dell’intervento clinico, i […]
La medicina rigenerativa è nata negli anni ’90 e l’Italia è stata tra i primi a fare ingegneria tessutale. La disciplina è passata attraverso una complessa evoluzione, contaminata anche da modifiche a livello legislativo e dal progresso tecnologico, fino a raggiungere oggi una nuova generazione di impianti che può migliorare la qualità dell’intervento clinico, i cui benefici stanno per essere validati da diversi lavori scientifici. «Sicuramente questo nuovo approccio permette di essere meno invasivi – spiega il professor Stefano Zaffagnini, Direttore dell’Istituto Rizzoli di Bologna. Si tratta di un trattamento che prevede l’impiego di prelievi di sangue o di cellule del grasso che vengono iniettate nell’articolazione, un metodo che attrae il paziente per la sua semplicità e per il miglioramento della sintomatologia clinica, grazie alla riduzione di quegli enzimi che causano la lesione artrosica» precisa.
Esiste oggi un’ampia richiesta di trattamenti per lesioni cartilaginee sia locali che diffuse. Ginocchia che hanno subito interventi in età giovanile, si ritrovano intorno ai 40 anni con delle usure importanti, artrosi o altre sofferenze; sono troppo giovani per mettere una protesi e troppo vecchi per altri trattamenti di tipo rigenerativo completo. Questo è il bacino d’utenza che avrà i maggiori vantaggi dalla medicina rigenerativa. «Una categoria che ha un potenziale notevole: tenderà infatti a crescere nei prossimi anni, come conseguenza delle operazioni degli scorsi decenni, durante i quali l’approccio chirurgico era diverso» – aggiunge il professor Zaffagnini – . Nella mia esperienza, ho già applicato queste cellule staminali a un centinaio di pazienti nello scorso anno con buoni risultati».
La prima Biological Company Europea, la Tiss’You, tratta a 360° le malattie degenerative con un approccio curativo e conservativo e non più sostitutivo. «Il nostro obiettivo è unire ricerca, sviluppo, produzione di Biomateriali e Medical Device per la medicina rigenerativa con le reali necessità cliniche di ciascun paziente. Lo scopo finale è quello di estendere le opzioni terapeutiche, semplificare le procedure chirurgiche, ridurre i tempi di ricovero e recupero» afferma Marco Miniero, Presidente di Tiss’You. Questa realtà si occupa dunque contemporaneamente sia di ricerca e sviluppo che di produzione nell’ambito delle biotecnologie, in particolare nei campi di ortopedia, chirurgia vertebrale, plastica e vascolare.
«Tiss’You è la prima realtà con un modello completo, che parte da ricerca e sviluppo per arrivare alle vere necessità del paziente – spiega Paolo Fattori, amministratore delegato di Tiss’you – . Per questo nello stesso complesso ci sono i laboratori, la produzione e la clinica: il dialogo tra ricercatori e chirurghi è così immediato. Per quel che riguarda la produzione, nei prossimi anni produrremo una serie di dispositivi medici tra cui i tessuti eterologhi su cui applicheremo un processo già brevettato che elimina tutte le componenti di quel tessuto che possono interagire con il sistema immunitario umano, rendendolo biocompatibile con i tessuti umani. Un “tetris biologico” che permette di ricreare il tessuto umano»precisa.
Sabato 5 maggio, presso la sede di Tiss’You a Domagnano, nella Repubblica di San Marino e a partire dalle 10:30, il progetto sarà presentato a oltre 500 selezionati addetti ai lavori, imprenditori, politici e nel pomeriggio alla popolazione Sammarinese ed Italiana. Previsto un focus su Cellule Mesenchimali e Monociti associati allo sport, medicine, cura delle ulcere e delle ferite e plastica ricostruttiva. Sarà un cambiamento epocale per lo stato di San Marino, visto che ad oggi qui non esiste una sanità privata: Tiss’You Care si propone come primo polo partner della sanità pubblica.