Nove milioni i consumatori a rischio tra cui minorenni e anziani. Messaggio di Walter Ricciardi: «Il consumo eccessivo di alcol è un comportamento a rischio, soprattutto tra i giovanissimi. Urgente rilanciare la prevenzione ed educare agli stili di vita corretti, ne va della sostenibilità del nostro Ssn»
In Italia, il numero di consumatori di alcol a partire dagli 11 anni di età oscilla intorno ai 35 milioni: sono quasi nove milioni i consumatori a rischio – tra cui minorenni e anziani – ; 650 mila hanno un consumo “dannoso” o una dipendenza. E nove alcoldipendenti su dieci non vengono curati. È questo ciò che emerge dal quadro delineato oggi da Istat e Osservatorio nazionale Alcol (Ona) dell’Istituto Superiore di Sanità, in occasione dell’Alcohol Prevention Day.
È vero che il numero degli italiani che consumano alcol è rimasto stabile negli ultimi tre anni, ma il fatto preoccupante è che sono cambiati, radicalmente, i modelli di consumo. La cultura italiana del bere, legata alla dieta mediterranea era, un tempo, un rito che accompagnava le cene con parenti e amici e che oggi è diventato invece un modo per sentirsi più sicuri, loquaci ed emancipati, soprattutto tra i giovanissimi. Scende il consumo di vino quotidiano ai pasti, cresce quello fuori pasto e occasionale, seguito dalla tendenza, trainata dai giovani, al binge drinking, la “bevuta compulsiva” per ubriacarsi che in Italia conta oltre 40.000 accessi annuali al Pronto Soccorso per intossicazione.
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Un trend allarmante secondo Emanuele Scafato (Direttore dell’ONA): «Le nuove tendenze sono il bere per ubriacarsi, i consumi fuori pasto e occasionali che hanno sostituito il consumo tradizionale mediterraneo ai pasti che rappresentava un anticorpo per la popolazione – precisa -. Sono tutti fenomeni nuovi che sono stati prodotti dal mercato: Happy hour, Drink as much as you can, cose che non hanno nulla a che fare con la nostra cultura, introdotte dal marketing, dalla pubblicità che viene sparata a volumi esagerati e con frequenza incredibile senza alcun tetto, che stimola ed influenza i consumatori non solo a bere ma anche a spostarsi da un prodotto ad un altro» spiega.
«L’86% delle malattie cronico-degenerative di cui soffrono gli italiani è causata da un comportamento a rischio, quindi da fattori modificabili, tra cui il consumo eccessivo di alcol – afferma Walter Ricciardi, Presidente dell’ISS – . Un problema ancor più preoccupantenperché colpisce anche i giovanissimi. È necessario impegnarsi ancora di più in strategie di riorganizzazione dei sistemi sanitari per la prevenzione delle patologie alcol correlate, con un risparmio enorme in termini di costi anche per il Servizio Sanitario Nazionale».
Nonostante le iniziative di prevenzione «l’alcol rappresenta in Italia ancora la prima causa di morte e disabilità tra i giovani fino a 24 anni – continua Scafato – Abbiamo 40.000 accessi annuali al Pronto Soccorso di moltissimi ragazzi e ragazze al di sotto dei 17 anni. Ma ai minori di 18 anni è vietata la vendita e somministrazione di alcol; non c’è rispetto della legalità né da parte di chi chiede ma soprattutto da parte di chi somministra bevande alcoliche ai minori. Autorità competenti e forze dell’ordine dovrebbero darsi da fare nell’aumentare i controlli, verificare le licenze e monitorare quello che avviene nei luoghi di aggregazione giovanile, dove spesso si spacciano sostanze illegali: cannabis, cocaina, droghe cosiddette “intelligenti”. I ragazzi devono sapere, informarsi: più conoscono, meno rischiano», puntualizza il direttore.
E non è un problema che riguarda solo i giovani. Gli interventi coordinati di informazione e comunicazione vanno rivolti all’intera popolazione, affiancati da una specifica formazione per gli operatori sanitari. «Gli obiettivi del convegno di oggi – continua Emanuele Scafato – sono quelli di incrementare i livelli di consapevolezza: Istituto Superiore di Sanità, Istat e Oms sono congiuntamente orientati a potenziare tutte le informazioni che possono servire a favorire scelte informate, quelle di cui tutti noi abbiamo diritto. Lo scopo è fornire un’informazione capillare, individuando i target più vulnerabili: minori, anziani e donne. Dobbiamo indurre al cambiamento chi consuma secondo modalità a rischio. Se è vero che esiste un consumo a basso rischio è anche vero che non esiste una quantità sicura di alcol – precisa – ; per cui, a fronte di questa variabilità individuale generalizzare un messaggio di prevenzione su un consumo moderato può essere anche pericoloso», conclude il direttore.