Le voci dei medici in vista del 25 maggio, quando entra in vigore il Regolamento UE che modifica la normativa sul trattamento dei dati personali. Colistra (OMCeO Roma): «Siamo impauriti da quello che non è medico. Importante svolgere regolarmente corsi di aggiornamento»
Confusi, impauriti, preoccupati. È questo lo stato d’animo di tanti medici alla vigilia dell’entrata in vigore del Regolamento Ue sulla protezione dei dati personali che diventerà applicabile dal 25 maggio 2018. Un cambiamento non di poco conto dato che andrà a sostituire in parte il Codice della Privacy in vigore dall’ormai lontano gennaio 2004. E che riguarda da vicino l’ambito sanitario considerando che le informazioni sulla salute, per la loro attitudine a rilevare gli aspetti più intimi e riservati della personalità, rappresentano la parte più importante della privacy. Sanità Informazione è andata a sondare l’umore dei medici al corso indetto dall’OMCeO Roma su “Il Regolamento UE 2016/679. Nuove garanzie e nuove tutele”.
«Siamo un po’ confusi perché la burocrazia sta aumentando e ci stiamo sempre più allontanando dalla nostra professione. Ormai abbiamo sempre più adempimenti. Servirebbero delle linee guida un po’ più stringenti. Ormai siamo sempre più medici-burocrati», spiega la dentista Daniela Biolghini. Francesco Cipolloni, specialista in medicina del lavoro, sottolinea il timore della categoria: «Siamo tutti preoccupati perché siamo quasi tutti in ritardo per capire le procedure formali e quali sono i documenti da stampare per garantire la trasparenza e la qualità ai nostri assistititi sulle divisioni della responsabilità. Forse sarebbe stato importante a livello di tutte le professioni muoversi mesi prima. Questa messa a norma prevede una complessità documentale che prima era stata in qualche modo ridotta a criteri minimi». Un pensiero condiviso anche dallo psichiatra Enrico Costantini: «Parto terrorizzato. Pensavo di cavarmela affidando la faccenda al commercialista. Ma da quello che ho capito la faccenda è un po’ più complessa». Più tranquilla la psichiatra Liliana Secchiaroli, ex primario in pensione della Asl Rm 5: «A noi appare strano ma sono aggiornamenti normali. Nella sostanza cambia poco rispetto a quello che già facciamo».
«Il timore c’è – ammette Claudio Colistra, Segretario OMCeO Roma – perché come sempre noi siamo impauriti da quello che non è medico. Per cui la soffriamo come cosa amministrativa che purtroppo però oramai è una cosa reale e dovremo dedicare un minimo del nostro tempo a questo. Che poi in fondo, leggendo bene la legge, tutto sommato riguarderà più la parte digitale».
La nuova normativa riguarda da vicino anche gli Ordini dei Medici chiamati a supportare i medici nei nuovi adempimenti burocratici. «L’attenzione è alta perché finalmente diventa applicativa una problematica su cui già si era legiferato in passato – spiega ancora Colistra -. Per gli Ordini professionali è importante per due motivi: primo perché è un problema che riguarda proprio la struttura dell’Ordine in quanto struttura pubblica; e poi per la rappresentatività che abbiamo nei confronti dei nostri singoli iscritti, i quali vanno dal singolo medico che opera nel proprio studio sino ai medici che hanno responsabilità diverse all’interno delle strutture ospedaliere o all’interno delle strutture universitarie. Crediamo che sia molto importante avviare dei corsi da ripetere nel tempo proprio per stare vicino ai nostri medici e in particolare occorre stare sul territorio, perché come al solito sono un po’ abbandonati a se stessi, quindi capire quali sono le responsabilità del singolo, degli associati e delle nuove strutture».
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