Il Tar del Lazio dà ragione al Sumai, Sindacato unico medicina Ambulatoriale Italiana e Professionalità dell’Area Sanitaria, contro il decreto del Commissario ad Acta della Regione Lazio che la scorsa estate emanò il “Tempario delle prestazioni ambulatoriali”. Un documento in cui, in sostanza, si prevedevano dei tempi rigorosi per 63 esami specialistici. Ad esempio: Visita neurologia, […]
Il Tar del Lazio dà ragione al Sumai, Sindacato unico medicina Ambulatoriale Italiana e Professionalità dell’Area Sanitaria, contro il decreto del Commissario ad Acta della Regione Lazio che la scorsa estate emanò il “Tempario delle prestazioni ambulatoriali”. Un documento in cui, in sostanza, si prevedevano dei tempi rigorosi per 63 esami specialistici. Ad esempio: Visita neurologia, 20 minuti; Elettromiografia semplice, 5 minuti; Elettrocardiogramma, 15 minuti; Visita oncologia: 20 minuti.
Il Sumai contestò da subito il tempario sostenendo che: «Quei tempi sono irrealizzabili, l’unico risultato che si ottiene è mettere in pericolo la salute dei pazienti perché il rapporto numero di prestazioni, unità di tempo, proprio dell’industria manifatturiera, non è applicabile alla Medicina. Infatti anche il tempo di comunicazione è tempo di cura».
Insieme al Sumai, hanno fatto ricorso contro il decreto del Commissario ad Acta anche la Fnomceo, Federazione Nazionale Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri e l’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Viterbo.
Oggi la sentenza del Tar riafferma in sintesi due principi. Il primo: “la durata effettiva di ogni singola prestazione è riservata in via esclusiva allo “specialista ambulatoriale”; il secondo la riduzione tempi di attesa “potrebbe essere perseguito con mezzi che non necessariamente debbano coincidere con una riduzione, de facto, del tempo da dedicare ai singoli esami ed alle singole visite (…) al contrario, potrebbe essere piuttosto concretizzato, a titolo esemplificativo, attraverso un (tanto auspicato) aumento delle risorse umane e strumentali da adibire ad un così delicato settore quale quello della pubblica sanità”.
Per Antonio Magi, segretario generale del Sumai questa è una vittoria anche dei pazienti «poiché a loro il professionista, lo specialista ambulatoriale, potrà dedicare tutto il tempo necessario. Le liste d’attesa infatti non si abbattono con la ricetta della Regione Lazio quanto piuttosto, come dice il Tar, assumendo il personale, rispettando il numero di ore che l’Acn riconosce alla specialistica e sostituendo i medici andati in pensione con colleghi più giovani».