Parla l’Executive Director Policy & Communication di MSD: «Immuno-oncologia sta cambiando paradigmi di cura. Ma c’è il problema della sostenibilità». L’azienda sta portando avanti la ricerca sul pembrolizumab con settecento clinical trial su oltre trenta tipi di tumori
Le terapie immunologiche stanno aprendo nuove prospettive nella lotta al cancro e la sopravvivenza dei malati oncologici aumenta sempre di più grazie anche all’effetto combinato con la chemioterapia che sta dando ottimi risultati. Del resto, i progressi dell’industria farmaceutica sono ormai un fatto conclamato: 15mila sono i nuovi farmaci in via di sviluppo e 7mila in fase di sperimentazione clinica, secondo quanto dichiarato proprio al Festival della Scienza Medica a Bologna da Massimo Scaccabarozzi, Presidente di Farmindustria.
Straordinari i progressi registrati in ambito oncologico. «Oggi ci sono oggi circa millenovecento molecole allo studio in ambito oncologico – spiega a Sanità Informazione Goffredo Freddi, Executive Director Policy & Communication MSD Italia –. Non c’è mai stato un numero così elevato e quindi c’è veramente di che sperare».
Dottor Freddi, al Festival della Scienza Medica di Bologna si è affrontato un tema delicato come quello del tumore ma con una certa positività. La ricerca portata qui da illustri ricercatori italiani dimostra che le terapie immunologiche per il tumore stanno facendo passi avanti. È fondamentale anche la collaborazione tra le istituzioni scientifiche e l’industria farmaceutica…
«Assolutamente sì. In effetti l’immuno-oncologia sta determinando un vero e proprio salto quantico in quelli che sono i paradigmi di cura. Questo è legato, tra l’altro, agli straordinari sforzi della ricerca che l’industria farmaceutica sta facendo in questo campo: basti pensare che occorrono quasi tre miliardi di dollari per portare a sviluppo, e quindi al paziente, un nuovo farmaco. Ma è necessaria una partnership pubblico-privato anche per il problema della sostenibilità di queste terapie innovatrici. Quindi è veramente un gioco in cui tutti devono fare la loro parte».
Abbiamo visto un grafico che accendeva speranze. Tanti cerchi concentrici: quello piccolo al centro raffigurante i farmaci già sul mercato e grandi cerchi all’esterno con tantissime molecole allo studio che potranno arrivare nei prossimi anni. Da qui a cinque, dieci anni cosa ci possiamo attendere senza dare false speranze?
«Bisogna sempre stare molto attenti quando si fa comunicazione su questo tema. Io le rispondo dando due numeri: il primo è che ci sono oggi circa millenovecento molecole allo studio in ambito oncologico. Non c’è mai stato un numero così elevato e quindi c’è veramente di che sperare. Le posso dire, per quello che riguarda l’azienda per cui lavoro, che c’è una molecola che si chiama pembrolizumab che in questo momento sta conducendo settecento clinical trial su oltre trenta tipi di tumori. Quindi non è solo la quantità di molecole allo studio ma ogni molecola potenzialmente può essere attiva ed efficace in tanti tipi di tumore. Ovviamente qui si apre un problema di sostenibilità e bisogna garantire effettivamente la possibilità al paziente di curarsi con le cure migliori».