Nel quadro attuale di sostenibilità del SSN e di appropriatezza dei trattamenti, l’attenzione allo stato nutrizionale dei pazienti nei diversi contesti assistenziali sta per fortuna crescendo, se pur lentamente. I clinici sanno bene che la malnutrizione per eccesso o per difetto ha un impatto negativo su morbilità e mortalità ma c’è ancora una grande variabilità […]
Nel quadro attuale di sostenibilità del SSN e di appropriatezza dei trattamenti, l’attenzione allo stato nutrizionale dei pazienti nei diversi contesti assistenziali sta per fortuna crescendo, se pur lentamente. I clinici sanno bene che la malnutrizione per eccesso o per difetto ha un impatto negativo su morbilità e mortalità ma c’è ancora una grande variabilità nella pratica clinico-assistenziale e la malnutrizione in Europa continua ad essere uno dei maggiori problemi sanitari.
«Se poi caliamo gli interventi nutrizionali nei contesti clinici specifici è piuttosto frequente riscontrare un utilizzo erroneo (misuse) relativo al timing, alla durata, alla scelta di via di somministrazione e al contesto assistenziale. Ancora più frequentemente si riscontra però l’inappropriatezza per difetto (underuse) riferibile al non trattamento di pazienti che, qualora fossero identificati come malnutriti, trarrebbero benefici dall’intervento nutrizionale» interviene la dottoressa Tiziana Magnante, responsabile UOSD Nutrizione clinica ASL Rm1 PO San Filippo Neri, in occasione del 3° Congresso Nazionale della Società Italiana di Nutrizione clinica e Metabolismo SINuC a Torino dal 6 all’8 giugno.
Tutto ciò ha un riflesso importante sui costi sanitari. «Riportando i dati del Presidio Ospedaliero San Filippo Neri – prosegue la dottoressa Magnante – la spesa complessiva per farmaci è stata nel 2017 di 5.579.000,00 euro contro quella di 50.940,00 euro per le sole miscele nutrizionali: lo 0,97%, con un impatto economico francamente trascurabile! Al contrario, trattare precocemente pazienti con rischio nutrizionale da moderato a severo con miscele nutrizionali specifiche e per una durata media di 6 giorni, porta un incremento di costi fissi di soli 240,00 euro per paziente, pari al 2,5% del costo ben più alto per il SSN di una complicanza infettiva evitata. Pertanto l’appropriatezza è un valore in sanità solo nell’ottica condivisa che non rappresenti uno strumento di taglio della spesa ma di ridistribuzione delle risorse. La strategia per superare l’inappropriatezza clinica e organizzativa dovrebbe essere cioè guidata dal principio di disinvestimento e allocazione con l’obiettivo di raggiungere gli esiti migliori possibili per il paziente».
«A sostegno di questa visione – conclude la Magnante – l’adozione nel 2017 di 2 item sui 17 previsti dal protocollo ERAS (in fase di implementazione in Chirurgia ORL maggiore) e cioè il trattamento nutrizionale preoperatorio per 6 giorni nei soggetti con rischio di malnutrizione da moderato a severo e somministrazione, la sera precedente fino a 2 ore prima dell’intervento, di una soluzione al 12.5% di maltodestrine ha portato alla diminuzione di 0.8 giornate di degenza per intervento. L’incremento di costo fisso è stato di 148,00 euro a fronte di un risparmio di 820,00 euro per paziente, pari all’80% del costo di una giornata di degenza che nel 2016 era di 1.024 euro».
«Va detto che – avverte il professor Maurizio Muscaritoli, presidente SINuC – tra i possibili ostacoli all’implementazione diffusa ed omogenea di trattamenti clinici nutrizionali ospedalieri, giocano un ruolo non secondario da un lato l’asimmetria informativa per cui i cosiddetti decision makers non conoscono ancora o sottostimano gli effetti delle problematiche nutrizionali e dall’altro il timore di un ingiustificato incremento dei costi correlati» conclude.