Camici bianchi sempre più nel mirino secondo l’indagine condotta su un campione di iscritti al sindacato: il 66,19% riferisce aggressioni verbali mentre il 33,81% fisiche. La percentuale si incrementa al 72,1% nel Sud e nelle Isole. Record in psichiatria e Pronto soccorso
‘Mala tempora currunt’ avrebbero detto gli antichi romani. Oggi svolgere la professione medica è sempre più difficile, come testimonia un sondaggio realizzato dal sindacato Anaao Assomed su un campione di medici di tutte le specialità iscritti all’Associazione. Il 65% circa dei partecipanti, quasi due su tre, ha risposto di essere stato vittima di aggressioni, di questi il 66,19% riferisce aggressioni verbali mentre il 33,81% aggressioni fisiche. Un fenomeno che appare particolarmente allarmante al Sud e nelle Isole, dove la percentuale di aggressioni sia fisiche che verbali si incrementa al 72,1% nel Sud e nelle Isole. Il fenomeno, come raccontano anche i dati della Federazione degli Ordini dei Medici, sta raggiungendo livelli preoccupanti: 1200 aggressioni all’anno e un trend in aumento. Un fenomeno sistemico che va combattuto sia con un inasprimento delle pene che con una campagna culturale, come ha ricordato il presidente FNOMCeO Filippo Anelli.
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I dato dell’Anaao sono ancora più allarmanti per i medici che lavorano in Pronto soccorso e 118, dove le percentuali salgono all’80,2%. Rispetto alle aggressioni fisiche, invece, particolarmente colpiti sono i medici dei reparti di Psichiatria/Sert (il 34,12% di tutte le aggressioni fisiche) e i medici di Pronto soccorso/118 (il 20,26% di tutte le aggressioni fisiche). Non solo. Il 23,35% degli intervistati ha risposto di essere a conoscenza di casi di aggressione da cui è scaturita invalidità permanente o decesso. Dalle aggressioni sono scaturiti dai 3 a i 100 giorni di prognosi. Il 70% del campione riferisce di essere stato testimone di aggressioni verso il personale sanitario, il che fa supporre che il fenomeno sia di fatto sottostimato rispetto a quanto emerso a domanda diretta nel sondaggio. Quanto alle cause delle aggressioni, per i medici coinvolti nell’indagine sono da riferire soprattutto a: fattori socio-culturali per il 37,2%, definanziamento del Ssn per il 23,4%, carenze organizzative per il 20%, carenze di comunicazione per l’8,5%. Sorprendenti infine le risposte all’ultimo quesito, relativo al ruolo del sindacato come tutore della sicurezza degli operatori: il 56,4% non sa se il problema viene trattato ai tavoli sindacali, mentre il 30,8% è convinto che non venga mai discusso. Tante le proposte per arginare il fenomeno della violenza agli operatori sanitari: dalle campagne stampa tipo pubblicità progresso, implementazione dei posti di polizia e vigilanza armata, modifiche dell’edilizia sanitaria, videosorveglianza, corsi ECM di autodifesa, efficientamento degli organici, modifiche legislative.