Il Presidente del sindacato si dice ‘arrabbiato’ per l’andamento delle trattative sul rinnovo contrattuale. E spiega: «Lo Stato ha incluso le risorse nel Fondo sanitario nazionale mentre le regioni hanno utilizzato queste risorse per altri scopi»
Procede a rilento la trattativa per il rinnovo del contratto dei medici. I sindacati continuano a mostrare la loro insoddisfazione, non solo per impossibilità di includere l’indennità di esclusività nel monte salari su cui calcolare l’aumento del 3,48%, ma anche per gli aspetti normativi. Dopo l’abbandono del tavolo da parte dei segretari politici e il proseguo degli incontri tecnici all’Aran, non si registrano passi avanti. «Si va avanti come una lumaca, tutte le proposte dell’Aran fino ad oggi sono sempre peggiorative rispetto a prima – spiega a Sanità Informazione Guido Quici, Presidente del sindacato CIMO -. È un copia e incolla del contratto del comparto ma noi abbiamo esigenze completamente diverse».
Presidente, si è insediato il nuovo Governo e anche il nuovo Ministro della Salute Giulia Grillo. Cosa si aspetta dall’esecutivo Conte? Ci sono speranze dal punto di vista del rinnovo del contratto della dirigenza medica?
«Come programma, quindi come patto di governo, è sicuramente confortante leggere alcune dichiarazioni, alcuni atti. Io mi sono permesso punto per punto di sostenere quanto il governo vuole portare avanti però al tempo stesso ho voluto evidenziare cosa bisogna fare, quali sono le lacune. Perché si può sostenere che occorre l’universalismo delle cure e quindi recuperare la legge 833 che ha istituito il Servizio sanitario nazionale, ma a condizione che ci siano le risorse».
Sul contratto a che punto siamo?
«Il problema del contratto è legato a due aspetti: le regioni in questi anni non hanno messo da parte le risorse necessarie per il rinnovo mentre lo Stato le finanziava attraverso il Fondo sanitario nazionale. Quindi lo Stato ha incluso le risorse nel fondo mentre le regioni hanno utilizzato queste risorse per altri scopi. Tra l’altro il famoso 3,48% di aumento non è del tutto finanziato perché l’esclusività di rapporto per problemi di MEF non è inclusa nel monte salari. Di conseguenza io come presidente di CIMO vedo un contratto difficile, non sono disposto a firmare nessuna forma di contratto che sia peggiorativo, non solo da un punto di vista economico ma soprattutto normativo. Si stanno facendo gli incontri all’Aran, si va avanti come una lumaca, tutte le proposte dell’Aran fino ad oggi sono sempre peggiorative rispetto a prima. È un copia e incolla del contratto del comparto ma noi abbiamo esigenze completamente diverse».
È pessimista?
«Molto ma soprattutto sono molto arrabbiato, detto sinceramente».