Il titolare dell’Istruzione Stefania Giannini sgombera il campo: «Per il prossimo anno accademico il test resta così com’è, ma guardiamo sempre alla Francia dove c’è l’unico sistema formativo per i medici migliore del nostro»
Cambiare? Sì, ma non subito. La riforma secondo il modello francese dell’accesso alle facoltà universitarie a numero chiuso resta una prerogativa del ministro Stefania Giannini. Ma non è, almeno per il momento, in cima alla lista delle priorità.
Nonostante il capo dipartimento del MIUR, il professor Marco Mancini, abbia svelato alla stampa che negli uffici di viale Trastevere si stava portando avanti il progetto di sostituzione del test di ingresso con lo sbarramento del super-esame al termine del primo anno (come appunto succede in Francia), il ministro Giannini ha raffreddato gli animi rispondendo alle domande di Sanità informazione a margine degli Stati Generali della Ricerca. Per la titolare del dicastero di Istruzione, Università e Ricerca è necessario rivedere il sistema, pensando ad una soluzione più meritocratica, guardando a quello che ha definito l’ «unico sistema formativo migliore di quello italiano». Ma il prossimo autunno l’accesso alla facoltà di Medicina sarà regolato ancora dai contestati test, che continuano a produrre – per via dei ricorsi – migliaia di ammissioni in sovrannumero. Un problema alla base dell’imbuto formativo che alimenta il precariato e rischia di creare, come anticipato da sindacati attraverso ricerche, un esercito di medici disoccupati nei prossimi anni.
Ministro Giannini, a proposito di Università, il tema del numero chiuso è tornato centrale proprio nelle ultime settimane. Possiamo ipotizzare delle novità?
«Il numero chiuso non esiste in quanto tale. Esiste, invece, un numero programmato per alcuni corsi di laurea e Medicina è uno di questi. Per quest’anno il test, e lo abbiamo già ribadito, sarà quello che è già stato modificato, aggiornato ai nuovi bisogni lo scorso anno e tale resta. Poi la riflessione è sempre aperta. Io personalmente credo che sia un tema da rivedere».
Il capo dipartimento del Miur, il professor Marco Mancini, ha però anticipato che il ministero era tornato nuovamente al lavoro sull’ipotesi di una riforma ispirata al modello francese di cui si era già parlato lo scorso anno.
«Per il momento sono tutte idee, riflessioni, che possono essere fatte e aperte. Quello che interessa è mantenere il fatto consolidato che dopo la Francia, l’Italia è il miglior sistema di specializzazione e formazione medica al mondo».
Anche perché c’è un problema di ricorsi con migliaia e migliaia di riammissioni in sovrannumero ordinate dai Tribunali.
«Questo è innegabile, ma noi non possiamo fare politiche di alta qualità badando ai ricorsi. Noi dobbiamo, invece, prestare attenzione agli obiettivi di formazione e ad un diritto allo studio che deve essere sempre più meritocratico».